Agrate Conturbia, a circa 60 chilometri dal nostro territorio. Rifugio Miletta dove tutti gli animali, spesso salvati dalla crudeltà o dall'indifferenza degli uomini (non di rado alleate) convivono: arriva una telefonata. Una voce femminile spiega di aver trovato una minilepre in difficoltà in un parco di Novara. Una minuscola vita ferita: la bestiola perde sangue dal naso e gira su se stessa.
Portacela, è l'invito dei volontari. Ma lei non può arrivare lì, spiega, e si rivolge allora a un veterinario, che le suggerisce di riportarla nel punto dove l'aveva trovata. La protagonista di questa storia è Sophia e ha già dato un nome a quell'animaletto; quando dai un nome, è difficile non capire che hai davanti una vita, un essere senziente che ti chiama alla tua responsabilità. Sei già legato.
Bonny, l'ha chiamata Bonny, e non può abbandonarla al suo destino. Sophia richiama il rifugio Miletta e avvisa che prenderà un pullman per tornare a casa, nel Novarese, poi si farà accompagnare in auto al santuario degli animali.
È trascorso del tempo in cui Sophia e Bonny sono rimaste insieme, la donna ha guardato negli occhi la minilepre, l'ha confortata, ha deciso che se ne sarebbe presa cura e avrebbe fatto il possibile per salvarla. Quando sale sul pullman, si accorge che il mezzo avrebbe fatto tappa anche ad Agrate Conturbia.
È felice, scende e chiama ancora: si trova a 5 chilometri dal rifugio e vuole raggiungerlo a tutti i costi con la sua piccola amica. Nel frattempo, un volontario uscito dal lavoro le assicura che andrà lui a prenderla lui.
Tempo, energie, tensione spesi per una minilepre, un piccolo essere di cui nessuno si era accorto, già colpiscono. Ma c'è una sorpresa ulteriore dietro l'angolo. Quando i volontari incontrano Sophia, si rendono conto che non è una donna.
È una ragazza, non avrà più di 15, 16 anni.
Un'adolescente che un pomeriggio ha incontrato un animaletto ferito e ha deciso che doveva prendersene carico, oltre ogni ostacolo. «Una persona coraggiosa - la definiscono ammirati al rifugio Miletta - che nonostante le avversità e nonostante tanti le abbiano consigliato di lasciar perdere, di girarsi dall'altra parte, si è presa la responsabilità di salvare una vita e così ha fatto. Sarebbe stata a disposta anche a percorrere questi ultimi 5 chilometri a piedi».
Bonny è grave e potrebbe non farcela: «Ma se ha una possibilità, è merito di una Sophia».
Abbiamo sbagliato a dire che non è una donna per via della giovane età: in realtà, lo è, eccome. Il rifugio Miletta riceve tante, troppe chiamate di persone che poi abbandonano gli animali a morire invece di cercare una soluzione. Che si arrendono al primo ostacolo: non c'è tempo, non c'è modo. Non c'è volontà.
Sophia ha percorso tutte le strade, per provarci: «Per salvare una vita bisogna essere come lei». E come dice il Talmud, chi salva una vita salva il mondo intero: anche quando parliamo di una vita minuscola e silenziosa. Ragazze come Sophia gettano luce su tempi oscuri in cui l'umanità ferisce se stessa, figurarsi le altre creature.
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