A darne notizia è oggi il Corriere della Sera, spiegando che il 39enne è stato ammesso dal tribunale di sorveglianza di Milano al lavoro esterno.
Stasi svolge mansioni contabili e amministrative, con rigide prescrizioni sugli orari di uscita e di rientro in cella, sui mezzi di trasporto utilizzabili, sugli itinerari dai quali non discostarsi e sui controlli.
Nel 2015 la condanna definitiva per Stasi, dopo le annullate assoluzioni del 2009 e 2011, era arrivata a 16 anni attraverso la riduzione di un terzo della pena.
A favore dei genitori di Chiara era stato fissato un milione di euro di danni e 150 mila euro di spese legali.
Il 39enne, spiega ancora il quotidiano, pur continuando a respingere il verdetto, nel 2018 ha raggiunto in sede civile con la famiglia Poggi una transazione che lo impegna a risarcire 700mila euro: metà già liquidati e metà promessi con detrazioni mensili sugli stipendi del lavoro prima in carcere e poi fuori.
Stasi ha il fine pena nel 2030, ma per buona condotta con lo scomputo di 45 giorni di liberazione anticipata ogni 6 mesi lo può anticipare nel 2028, con possibilità di chiedere l’affidamento in prova dal 2025.