Oggi.
I permessi sono stati regolarmente approvati, cosa non si fa, in Italia, con una scatola di sigari Cubani!
Sono passati tanti mesi.
Finalmente la stazione di servizio mi appare all'orizzonte, era ora, temevo di fermarmi in mezzo all'autostrada senza un goccio di benzina.
Ancora pochi chilometri e sarò al primo casello che porta la gente di pianura al mare, e, nella fattispecie, me al sito d’installazione del mio primo impianto fotovoltaico. Con questo sole caldo, questo posto, sembra essere totalmente diverso.
Il parco è molto frequentato, ci sono tanti ragazzi che giocano a palla, ridono scherzano e urlano al vento la propria esuberanza. I pavoni in amore urlano sempre come bambini con l'otite. Alcune famigliole fanno picnic, alcuni giovani asiatici e sud americani giocano a calcio, a pallavolo, cantano, suonano e ballano e bevono birra quasi ovunque, in questo fantastico parco monumentale Ligure. Tranne che nella panchina più remota, quella a Sud Ovest, che è ancora quasi sempre deserta.
La meridiana sotto la quale mi trovo in questo momento recita sempre la stessa frase: “Questo ferro fatal che col Sol l’hor adita a noi col l’hombra Sol toglie la vita”. Ciò che
mi sembrava una frase senza senso, ora, mi sembra così lampante, quasi scontata. Eppure quando chiedi a chiunque di descriverti il tempo, questo si mette a contare: Uno... Due... Tre... mentre invece dovrebbe camminare contando i suoi passi.
Quante cose sfuggono alle nostre percezioni, quante volte invece, usiamo per istinto la percezione sbagliata, perdendoci così la vera sostanza di qualcosa che sarebbe stato bello cogliere nella sua pienezza e profonda essenza. Anche quando ci sembra di averlo fatto, abbiamo sempre la sensazione di esserci persi qualcosa. È quella sensazione che ci salva, della quale dovremmo fidarci ed affidarci di più.
Se non ci credete, chiedetelo alle donne.
Ripercorro a ritroso il mio percorso fino all'area dei giochi per i bimbi, che attraverso distrattamente, rapito dai miei pensieri. Mi dirigo verso l'uscita principale dalla quale uscirò dalla scena di questo posto forse per sempre, chissà...
Un intenso profumo dolciastro attira la mia attenzione al fianco del gazebo ottagonale, ai piedi della mia Magnolia Grandiflora. Ci sono alcuni bambini che giocano, inebriati dall'odore denso di quella pianta enorme, senza una foglia, ma piena di grandi, bellissimi fiori rosa, incastonati come pietre su un magnifico orecchino di legno gigantesco.
La Magnolia è splendida e piena di vita!
Sotto di essa, una bambina mora che gioca con un bambino biondo. Gli occhi verdi della bambina brillano di felicità mentre serve, al suo piccolo amico alcuni sassi e rami secchi sistemati con cura sul piatto di una grossa foglia secca. Un pranzo preparato con amore per il suo principe ritrovato.
Un timido fiore viola si staglia solitario tra l’erba dell’aiuola attirando la mia attenzione.
Così armonioso nella sua perfetta semplicità.
Talmente bello che sarebbe un peccato coglierlo.
-Fine-
(Autore: Denti Pompiani Maurizio, tutti i diritti sono riservati.)
Altre opere: Le favole non sono mica roba da bambini – Episodes – La venditrice d’ali.
Disponibili su Amazon.it