È nato in volo, tra Dubai e Malpensa, un bimbo atterrato nello scalo lombardo poche ore dopo essere venuto al mondo. A soccorrerlo, sabato sera – come si legge oggi sulla Prealpina – medici e infermieri neonatologi dell’Asst Sette Laghi, ospedale Del Ponte, che con l’ambulanza-nursery-terapia intensiva viaggiante sono andati direttamente sulla pista per prestare al piccolo tutte le cure necessarie.
Il neonato e la mamma stanno bene e hanno trascorso la notte all’ospedale “Filippo Del Ponte” di Varese, da dove era partita l’ambulanza con la culla speciale. Il bimbo pesa circa 3 chili e pare sia nato a termine. Di qui i dubbi su come sia stato possibile che alla madre sia stato concesso di salire a bordo di un aereo al termine della gestazione. Di certo c’è che l’aereo proveniva da Dubai e che la coppia di genitori di origine asiatica ha parenti nel Nord Italia.
Settantaquattro bambini sono nati a bordo di un aereo in volo negli ultimi 90 anni. La stima è stata fatta per la prima volta dal dottor Travis Heggie della Bowling Green State University in Ohio, e pubblicata Journal of travel Medicine.
Nel 45% dei casi era presente un medico tra i passeggeri che ha assistito le donne, nel 16% si trattava di un’infermiera. In quattro casi hostess e steward hanno ricevuto istruzioni via radio mentre in rari casi se ne è occupato uno studente di medicina.
Esperienze emozionanti, che mostrano però la grave assenza di personale medico sui voli: le compagnie si affidano alla stima che nei voli transnazionali ci sarà, con l’85% di probabilità, almeno un medico e che questo in caso di necessità sarà in grado di assistere un parto.
Quello che sembra mancare è però anche il materiale adeguato: in alcuni casi per sterilizzare gli strumenti è stato usato del whisky, dello scotch o delle vodka. Sono stati utilizzati lacci di scarpe per annodare il cordone ombelicale del neonato e in alcuni casi delle cannucce di succhi di frutta sono servite a effettuare una tracheotomia.