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Cronaca | 27 maggio 2024, 12:28

Omicidio di Senago, Impagnatiello parla per la prima volta: «Ho ucciso Giulia e costruito un castello di bugie in cui io stesso sono annegato»

Per la prima volta Alessandro Impagnatiello, il barman reo confesso per l'omicidio della compagna Giulia Tramontano incinta del piccolo Thiago, ha parlato in Aula a un anno esatto dal delitto: «Questo processo mi sta aiutando a mettere a posto tasselli che erano sparsi e confusi nella mia testa. Sono qui per esprimere la verità: oggi sono una persona lucida e consapevole»

Giulia Tramontano, uccisa esattamente un anno fa a Senago

Giulia Tramontano, uccisa esattamente un anno fa a Senago

«Ho ucciso Giulia il 27 maggio, ho occultato il suo corpo. Questo processo mi sta aiutando a mettere a posto tasselli che erano sparsi e confusi nella mia testa, sono qui per esprimere la verità. Oggi sono una persona, lucida, consapevole, più consapevole di quando ho reso dichiarazioni lo scorso giugno» prima al pubblico ministero e poi al gip Minerva.

Sono le prime parole pronunciate in Aula da Alessandro Impagnatiello, accusato dell'omicidio della compagna Giulia Tramontano incinta del piccolo Thiago, durante il suo interrogatorio in aula davanti alla corte d'Assise di Milano. Nelle sue prime parole torna a confessare il delitto di un anno fa a Senago, nell'alto Milanese.

Impagnatiello è arrivato in aula questa mattina e, a un anno esatto dalla morte di Giulia Tramontano, per la prima volta ha risposto alle domande della procuratrice aggiunta Letizia Mannella e del pm Alessia Menegazzo. Dopo la confessione davanti agli inquirenti e le dichiarazioni spontanee nella prima udienza del processo, l'imputato si appresta - davanti alla Corte d'Assise di Milano - a raccontare come e perché ha ucciso la sua compagna, incinta di loro figlio Thiago.

«Ho costruito un castello di bugie in cui io stesso sono annegato». E' una delle rivelazioni fatte in aula da Impagnatiello: è un "castello di bugie" quello che mette su l'imputato per tenere in piedi entrambe le relazioni, tra le bugie c'è anche quella di non essere il padre del piccolo Thiago, mai nato. «Ho finto il test di Dna» a fine aprile confessa, per convincere l'altra donna a non interrompere la loro storia, ma le bugie ci sono anche su serate e ferie. «Continuavo ad alimentare questa doppia realtà, questa finta realtà nella mia testa» aggiunge l'imputato, reo confesso.

L'uomo che ha ucciso Giulia con 37 coltellate, il 30enne spavaldo che per mesi ha dato veleno per topi e ammoniaca alla donna che stava per renderlo padre, l'imputato che assiste a occhi bassi al processo, ora deve rispondere alle accuse di omicidio aggravato (dai futili motivi, dal vincolo della convivenza, dalla crudeltà e dalla premeditazione), occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza per cui rischia l'ergastolo.

Da dicembre del 2022, cioè sei mesi prima dell'omicidio di Giulia Tramontano, fino a pochi giorni prima del delitto del 27 maggio del 2023, a quanto emerge nel processo in corso davanti ai giudici della corte d'assise di Milano, le chat dell'imputato Alessandro Impagnatiello restituiscono plurime ricerche sospette che per la procura di Milano dimostrano la premeditazione del delitto della 29enne incinta di Thiago. 

Nel cellulare di lui c'è una ricerca non databile con le parole chiave 'ammoniaca feto', mentre dal cellulare della vittime emerge come già il 9 dicembre del 2022 Giulia scrive al compagno e alla madre come l'acqua appena comprata avesse il sapore di ammoniaca. A metà dicembre la giovane scrive a mamma Loredana: "Gran bruciore di stomaco" e ancora "Stanotte lo stomaco mi ha ucciso…" e a marzo la vittima cerca online 'rimedi per mal di stomaco in gravidanza'. Ammoniaca di cui l'ex barman alla sbarra si assicura che sia inodore e insapore.

A partire dall'11 dicembre del 2022 l'imputato cerca, tramite motore di ricerca, 'veleno topi incinta' oppure 'veleno topi gravidanza', un'altra ricerca non datate riguarda le parole 'uccidere feto'. Il 7 gennaio del 2023 Impagnatiello guarda la pagina 'quanto veleno per topi è necessario per uccidere una persona', veleno che sarebbe stato somministrato in bevande calde e la cui presenza viene rilevata dall'autopsia. E ancora, ricostruisce in aula uno dei carabinieri che ha fatto le indagini, il 5 marzo Impagnatiello cerca 'veleni mortali fatta in casa' e il 13 maggio, pochi giorni prima dell'omicidio, fa ricerche sull'ingerimento di veleno. 

Dopo aver ucciso con 37 coltellate la compagna Giulia Tramontano, sempre secondo quanto ricostruito durante il processo, Impagnatiello esce dalla loro abitazione di Senago e va sotto casa della donna con cui aveva una relazione parallela. Nell'attesa guarda gli orari del tram, sa che la giovane usa i mezzi pubblici (l'incontro non ci sarà mai), ma col cellulare guarda anche "la sintesi della partita Inter-Atalanta". E' uno dei particolari che emerge in aula dalla testimonianza di uno dei carabinieri che ha lavorato all'indagine.

(Afe/Adnkronos)

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