Il nostro sapere, da sempre, si tramanda attraverso i segni, siano graffiti, parole, notazioni musicali, e da sempre l’uomo conserva la propria cultura nelle opere d’arte e la tramanda attraverso la scrittura, depositata nei libri. Anni e anni di conoscenza perfettamente consultabile e alla portata di tutti, che oggi rischia di essere manipolata e usata per scopi non chiari dall’avvento dell’intelligenza artificiale generativa conversazionale, una bomba innescata pronta a deflagrare con effetti ancora sconosciuti.
Gli artisti, da sempre “veggenti” e pronti a indicarci i pericoli prima di altri, hanno già percepito i rischi di manipolazione della nostra cultura e trasferiscono questo sentimento nelle loro opere, come fa Claudio Benzoni, invitato a partecipare alla prestigiosa mostra sul tema dell’intelligenza artificiale, dal titolo simbolico di “Abracadabra”, in atto al Castello di Vigevano, nella cosiddetta Scuderia Leonardiana (inaugurazione sabato 28 settembre alle 16,30. Fino al 6 ottobre 2024). Con lui espongono altri 21 artisti, selezionati dalla giuria composta dai due curatori, Chiara Amato ed Edoardo Maffeo e da un rappresentante dell’Associazione Evuz Art.
Il termine abracadabra, tratto dall’aramaico “avrah ka dabra” che significa “creo mentre parlo”, è sempre stato associato a qualcosa di misterioso, una sorta di formula magica usata a volte dai prestigiatori per far apparire dal nulla oggetti nascosti, ma in questo caso ciò i prestigiatori potrebbero essere gli algoritmi dell’intelligenza artificiale, in grado di manipolare miliardi di dati e metterli al servizio di pochi potentati economici, capaci di indirizzare le nostre menti a piacimento.
«Nella mia proposta, dal titolo “Black Box”, l’I.A. è una sorta di macchina disumana, rappresentata da lunghe aste appuntite che, per nutrirsi, trapassano Libri Bianchi contenenti migliaia di miliardi d’informazioni che la nostra immaginazione, conoscenza ed esperienza umana ha generato nel tempo», spiega Claudio Benzoni, grafico e artista visivo e protagonista di molte esposizioni in Italia.
«Tuttavia, come invenzione guidata dal mercato e quindi dal profitto, l’I.A., per elaborare e adattare le informazioni contenuta nei dati in nuove conoscenze e nuove soluzioni al servizio all’uomo, adotta un apprendimento in modo opaco, che ancora non sappiamo pienamente comprendere. “Black box”, che possono interessare tratti intimi delle persone, come lo stato di salute, il profilo della personalità, il rischio creditizio o assicurativo, la propensione al crimine. Tutto ciò è motivo di forte preoccupazione: se il dominio di pochi sistemi proprietari fa temere che si riproduca una condizione di dipendenza globale da alcune grandi aziende statunitensi, la diffusione di sistemi aperti può prospettare situazioni di anarchia nell’accesso ai sistemi intelligenti, di cui potrebbero servirsi anche soggetti malevoli».