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Ultim'ora | 23 giugno 2025, 07:04

Iran, Trump apre al cambio di regime. Attacco Usa, successo vero? Ipotesi e dubbi

Iran, Trump apre al cambio di regime. Attacco Usa, successo vero? Ipotesi e dubbi

(Adnkronos) - L'operazione Martello di Mezzanotte è stata "un successo spettacolare". Donald Trump esulta per "i danni monumentali" ai siti nucleari iraniani e lancia il 'movimento' MIGA (Make Iran Great Again) alludendo per la prima volta, con un post su Truth, all'idea di cambio di regime a Teheran. In entrambi i casi, il presidente accenna una 'fuga in avanti'. Nessuno al momento è in grado di stabilire i reali danni prodotti agli impianti nucleari iraniani. Per la prima volta, intanto, la Casa Bianca fa esplicito riferimento ad una nuova leadership a Teheran. 

 

La svolta di Trump, in relazione ad una nuova era istituazionale in Iran, arriva poche ore dopo le parole del segretario alla Difesa, Pete Hegseth, che nella conferenza mattutina al Pentagono scandisce: "L'operazione non punta al regime change. Questa missione non era e non è stata per un regime change - spiega rispondendo a domande sull'attacco a Fordow, Natanz e Isfahan - Il presidente ha autorizzato un'operazione mirata per neutralizzare le minacce ai nostri interessi nazionali rappresentate dal programma nucleare dell'Iran. Tutte le nostre munizioni di precisione hanno colpito dove volevamo e hanno avuto l'effetto desiderato". 

Nel pomeriggio americano, Trump torna a farsi sentire sul suo social Truth e la linea cambia. "Non è politicamente corretto usare le parole 'regime change' - scrive il presidente - ma se l'attuale regime iraniano non è in grado di rendere l'Iran di nuovo grande (Make Iran Great Again) perché non dovrebbe esserci un cambio di regime?", si chiede prima di lanciare il 'movimento' MIGA, versione iraniana del MAGA americano. 

Un post di pochi caratteri apre nuove prospettive e fissa un potenziale obiettivo per Washington, che attraverso altri esponenti dell'amministrazione ha mostrato la volontà di impegnarsi in un dialogo reale. Finora, Trump ha dedicato poche parole alla Guida Suprema, l'ayatollah Ali Khamenei: "Sappiamo dov'è, non lo uccidiamo", il laconico messaggio della scorsa settimana. 

 

Il social permette a Trump di ribadire che l'attacco è stato un successo: "I danni ai siti nucleari in Iran sono 'monumentali. Gli attacchi sono stati duri e precisi. I nostri militari hanno dato prova di grande abilità. I grandi piloti dei" bombardieri "B-2 sono appena atterrati sani e salvi in Missouri. Grazie per un lavoro ben fatto", scrive, ribadendo i concetti espressi nella serata americana di sabato con il discorso alla nazione. 

In realtà, al momento mancano certezze assolute sui danni effettivi prodotti dall'offensiva americana. Le foto satellitari disponibili consentono di avere un'idea più o meno precisa, ma non si possono ancora esprimere giudizi dettagliati. L'agenzia atomica di Teheran fa sapere che il programma nucleare proseguirà. 

Per Hegseth, l'operazione "ha avuto l'effetto desiderato". Il generale Dan Caine, capo di stato maggiore, con un approccio più prudente afferma che è "troppo presto" per stabilire se l'Iran abbia ancora capacità nucleari. 

 

Un elemento di valutazione è costituito dalle immagini satellitari. Quelle relative al sito di Isfahan evidenziano 18 strutture distrutte totalmente o parzialmente. L'area è stata colpita da più di una dozzina di missili Tomahawk che hanno centrato "obiettivi chiave in superficie". Non si fa menzione di impianti sotterranei ed è lecito ipotizzare che le aree in cui è custodito l'uranio arricchito al 60% possano essere ancora integre. 

Non la pensa così l'Institute for Science and International Security, con sede a Washington: per l'ente, i danni sono "pesanti". Sono stati colpiti gli ingressi dei tunnel sotterranei e 3 ingressi su 4 sono collassati: "Potrebbero esserci danni enormi nel complesso sotterraneo" e il crollo delle strutture esterne, trasformate in una sorta di 'tappo', potrebbe essere determinante per evitare la dispersione di materiale. 

A Natanz, sono visibili due crateri provocati da altrettante bombe GBU. Le due voragini misurano 5,5 metri e 3,2 metri di diametro e sono localizzati in corrispondenza di strutture sotterranee del complesso, che ospita centrifughe. Anche Natanz è stato raggiunto da missili Tomahawk lanciati da un sottomarino. 

Infine, il capitolo Fordow. Fonti iraniane fanno riferimento all'evacuazione degli impianti prima dell'attacco e alcune immagini farebbero pensare al trasferimento di materiali e apparecchiature nell'immediata vigilia del raid. 

La fortezza nucleare, protetta da una montagna, è stata colpita a ripetizione: i crateri visibili sono almeno 6 e l'ipotesi è che le bombe GBU sganciate dai bombardieri siano 12.  

"Nel sito di Fordow, il principale luogo di arricchimento dell'uranio iraniano al 60%, sono visibili crateri che indicano l'uso da parte degli Stati Uniti d'America di munizioni a penetrazione sotterranea", dice il direttore generale dell'Aiea, Rafael Grossi, nel suo intervento al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Nessuno, nemmeno l'agenzia per l'energia atomica, è in grado "di valutare i danni sotterranei a Fordow". 

 

 

webinfo@adnkronos.com (Web Info)

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