Da oltre dieci anni il magentino Marcello Stoppa Corona frequenta assiduamente la Riserva naturale La Fagiana, nel Parco del Ticino, a Pontevecchio di Magenta. Oggi vogliamo raccontare la sua passione perché potrebbe spingere tanti altri a seguirne l’esempio. Fotografo naturalista, ha trasformato il silenzio dei boschi, le luci dell’alba e l’attesa paziente in immagini capaci di raccontare la vita segreta del parco. L’ultimo scatto che ha emozionato anche lui è una fotografia rara e suggestiva: un capriolo che attraversa uno specchio d’acqua, colto nel momento perfetto. Una dedica a chi gli dice che nel parco non vede mai animali “Ormai li fotografo da anni i caprioli – commenta – li vedo sempre, ma non è facile. Devi rimanere nel parco almeno per tre o quattro ore”. La fotografia naturalistica, spiega, non è questione di fortuna, ma di tempo, rispetto e osservazione. I suoi itinerari sono ormai collaudati: spesso parte da Casterno di Robecco sul Naviglio, attraversa la zona di Pontevecchio e arriva fino a Boffalora. “Posso andare anche fuori sentiero perché ho i permessi”, precisa. Un privilegio che gli consente di muoversi con discrezione in aree meno battute, sempre nel rispetto dell’ambiente.
Nel suo archivio fotografico si contano circa un migliaio di caprioli immortalati nel corso degli anni, ma non solo. “Ci sono tutti gli altri animali: dall’airone al tasso”, racconta. Tra le specie più rare avvistate e fotografate anche la cicogna e il cigno nero. “Mi manca solo il lupo”, sorride, lasciando intendere che la sfida resta aperta. Frequentare il parco, per Stoppa Corona, è soprattutto un’esperienza sensoriale e interiore. “Devi stare in silenzio, devi farti prendere dalla natura. Come in chiesa, dove non urli. Devi cominciare ad ascoltare i movimenti degli uccellini. Spiegarlo è difficile, bisogna frequentare il parco per capirlo”. Un approccio quasi meditativo, che richiede rispetto e attenzione. Non mancano però i pericoli, spesso legati al comportamento umano. “I rischi maggiori che ho visto sono i cani lasciati liberi nel parco – spiega – una volta ne ho visti due che, magari per gioco, correvano dietro a un capriolo”. Altri episodi sono legati agli incontri ravvicinati con la fauna selvatica. “Una volta, – continua – con l’amico Pier che ogni tanto mi accompagna, ci siamo accorti di avere una fila di piccoli cinghiali accanto a noi. Abbiamo allungato il passo temendo che ci fosse anche la mamma, che avrebbe rappresentato un grosso problema”. Secondo il fotografo, spesso i pericoli se li crea chi entra nel parco senza conoscerlo.
“Ogni anno tiro fuori almeno tre o quattro persone, soprattutto gente che arriva da Milano e non trova più il sentiero per rientrare”. Anche lui, agli inizi, ha imparato a orientarsi sul campo: “Mi perdevo apposta, senza lasciare segnali dietro di me. È lì che ho imparato a conoscere il parco alla perfezione. Oggi è impossibile che mi perda”. Alla domanda finale, se consiglierebbe a tutti di avvicinarsi alla fotografia naturalistica, la risposta è netta: “Senza ombra di dubbio, a patto di essere accompagnati da guide esperte, almeno finché non si comincia a conoscere il parco”. Perché la natura, come insegna l’esperienza di Marcello Stoppa Corona, regala emozioni straordinarie solo a chi sa avvicinarsi con umiltà, pazienza e rispetto.















