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In Breve

| 16 gennaio 2018, 11:57

La crisi dei quasi 30 anni

Il racconto di un lettore sulle aspirazioni e i bilanci fra studi, affetti, lavoro e amicizie, vissuti all'ombra della Tour Eiffel

La crisi dei quasi 30 anni

Ciao a tutti!
Vivo a Parigi e ho quasi trent’anni e ho bisogno di sfogarmi non avendo dei amici, sono in un periodo in cui le preoccupazioni per amore, lavoro e futuro, per la mia vita dunque, sono nubi sempre più scure e sempre più presenti nei miei giorni, non è un semplice problema, non ho una domanda, vorrei raccontarvi un po’ della mia vita e ho solamente bisogno che qualcuno mi ascolti, perdonatemi se mi dilungherò.

La chiamo la crisi dei quasi trent’anni perché considero questo periodo come la causa di chi, come me, vedendo la propria vita cominciare una piega che non avrebbe mai voluto per colpa esclusivamente propria si è svegliato tardi dall’adolescenza e ora vede il tempo passare tre volte più velocemente e vuole fare di tutto per evitare l’inesorabile.

Come dicevo sto passando dei mesi in cui le preoccupazioni per il futuro si fanno sempre più strada nei miei pensieri, forse, a quasi 30 anni, sto realizzando adesso d’essere diventato davvero Adulto, e che i nodi degli errori commessi in tutti questi anni ora vengono al pettine, che, come letto ovunque, non è mai troppo tardi e non si è ancora così vecchi a trentanni, ma che certe aspirazioni sul proprio futuro vanno messe da parte e rendersene conto senza cadere in depressione è la cosa più dura. Mi sento un fallito.

Credo che i miei problemi sono sorti nel momento in cui ho scelto di seguire Giurisprudenza all’università. Avevo già vent’anni avendo perso un anno il liceo, e forse questo brutto vizio di perdermi gli anni di vita me lo sto portando avanti ancora oggi. Dicevo che ho scelto Giurisprudenza non per un qualche piano o progetto, sebbene avessi già vent’anni (e forse senza nessuno in grado di consigliarmi) non avevo assolutamente alcuna idea sul mio futuro, vivevo come un adolescente e sapevo solo cosa non mi piaceva studiare, nemmeno avevo capito ancora che forse studiare non era tra i miei talenti migliori. L’ho scelta perché mi sembrava una facoltà prestigiosa, non aveva matematica e all’epoca pareva che, poiché era una magistrale, avesse una qualche importanza nel futuro e lontano mondo del lavoro.
Io quella università non l’ho ancora finita, è il mio cruccio, mi mancano pochi esami e vorrei tanto finirla, ma ho già elaborato l’idea che quel pezzo di carta non mi darà alcuna marcia in più dopo dieci anni, nel mondo del lavoro.

L’università è sempre andata avanti con alti e bassi, il primo anno un disastro senza alcun esame passato, perché facevo fatica ad adattarmi ad un ambiente nuovo dicevo, e poi ho alternato esami passati con successo (pochi), quelli su materie per cui leggermi i manuali erano per me hobby e altri insormontabili ripetuti 4-5-6 volte, andando così ad una media di 4 esami passati l’anno, scemata negli ultimi anni ma per altri motivi. Nel frattempo al terzo anno avevo avuto una brevissima esperienza estiva nell’ufficio legale di un amico di famiglia che m’ha fatto capire che non avrei mai potuto fare l’avvocato, sia per la professione in se, sia per il fatto che per diventare un buon avvocato ho capito sarebbero state indispensabili una capacità dialettica, un carisma e una sicurezza di se che io non ho mai avuto, introverso come sono.

Dopo un paio d’anni ho iniziato anche a lavorare, come promoter, prima per pagarmi le uscite con la fidanzata dei tempi e poi, anche a causa di problemi lavorativi dei miei, per pagarmi all’università. Come promoter ho lavorato 5-6 anni, sempre durante tutto il periodo di Natale e poi periodi di Pasqua e altri periodi, tanto che all’università non riuscivo più ad andarci per seguire le lezione e coincidendo i miei periodi di maggior lavoro con quelli delle sessioni di esame, e non essendo già uno studente modello e lasciandomi alla fine gli esami più corposi il rapporto esami sostenuti/passati e decresciuto ancor di più. Mi sono dato da fare anche aiutando uno psicologo a creare un doposcuola per ragazzi con particolari disturbi nel mio paese, e ho fatto il catechista, ho incominciato a fare cose utili che aumentassero però anche un po’ la mia autostima una volta capito che la professione legale non sarebbe stata il mio futuro e che ormai stavo andando a lunghi passi verso il fuoricorso. Con il senno di poi ho capito che ho sbagliato perché anziché fare della beneficenza avrei dovuto investire in qualche campo più formativo per il mondo del lavoro, ma avendo fatto anche un corso di inglese non avevo  tante risorse e con la mente alla fidanzata (mannaggia, quante scuse mi trovavo, avrei potuto fare un corso di marketing un corso online su qualche conoscenza approfondita di qualche software).

Quando la mia ragazza mi lascia decido di volare in Irlanda con i risparmi messi da parte per migliorare ancora di più il mio inglese, Trovo lavoro in una gelateria (il mio primo lavoro nel senso stretto) e vivo da favola, mi piace davvero tantissimo. Lì mi innamoro di una ragazza spagnola che poi diventerà la mia attuale fidanzata, con una relazione a distanza. In Irlanda volevo starci un anno, o forse di più, (o forse di meno se con l’arrivo del nuovo inverno avrei perso il lavoro che posto fisso non era) ma stavo davvero bene. Torno perché nel frattempo sono stato preso per un fare uno stage per il parlamento europeo, domanda di cui mi ero dimenticato totalmente d’aver fatto applicazione ma che consideravo davvero una grossa opportunità, e che avrebbe dato un senso ai miei studi. Faccio questo stage di 5 mesi tra Bruxelles e l’expo di Milano, bellissima esperienza ma che purtroppo è rimasta fine a se stessa. Avevo tenuto qualche contatto con il mondo della politica e dell’amministrazione sognando ad occhi aperti che non appena sarei riuscito a laurearmi avrei riscritto a qualcuno e m’avrebbe accolto. Così rimango in Italia, mi mancano sei esami alla fine e conto che se mi metto sotto senza distrazioni lavorative magari riesco a finirla questa università, che non è più come quando avevo trent’anni. E poi la mia fidanzata trova un posto di lavoro (a Madrid, è di Madrid) e i weekend diventano l’unico momento per avere la possibilità di vederci, quindi niente lavori tipo promoter o commessi, non avevo bisogno di soldi in fondo e anche lei faceva affidamento sul fatto che mi sarei laureato presto. 

In realtà nonostante avessi avuto tutto il tempo che volevo a disposizione ho solamente fatto tre esami in un anno, la mia fidanzata ad un certo punto si è chiesta se era il caso di trasferirsi in Italia ma senza un lavoro per nessuno non me la sono sentitita di dirgli “dai vieni”. La distanza non è/era cosa semplice, ma con dei voli low cost e i moderni mezzi di comunicazione ce la siamo sempre cavata, e pensavo che il momento di vivere assieme sarebbe stato quello in cui avrei avuto un minimo di solidità economica e soprattutto un background professionale un po’ più sostanzioso per avere più possibilità in caso di trovare lavoro. Per andare dove poi? A Madrid? Io ero rimasto folgorato dall’Irlanda e avrei voluto tornarci, oppure in UK visto che la lingua di cui sono abbastanza padrone, al contrario ero un po’ allergico all’idea di Madrid, soffro il caldo, non mi piacciono le città, mi piace la natura e la campagna. Ma vabbè, preferenze personali che di fronte ad un In/Out o alla condizione unica possibile per stare assieme metterei ormai da parte. Inoltre anche lei si sentiva più sicura nel fare un po’ più di esperienza di lavoro prima di rischiare il “mollo tutto”

Poco più di un anno fa mentre io “non” passavo l’ennesimo esame e lei si guardava attorno per un’altra posizione di lavoro a Madrid per i motivi prima detti (quella precedente era un tirocinio) mi ha contattato una azienda francese di videogiochi per una offerta di lavoro. Il motivo è molto stupido, io sono un grande fan di un gioco di ciclismo, gioco che ha associato un editor per la creazione delle tappe, io posto regolarmente le mie creazioni su alcune community e sono molto apprezzate, in questa azienda cercavano una persona in grado di fare quelle creazioni ma direttamente per il gioco ufficiale e così, visto che nel frattempo mio padre aveva perso il lavoro e servivano i soldi a casa, visto che tanto non ero riuscito a dare tutti gli esami in un anno come pensavo e visto che si trattava di una esperienza di lavoro in più e in un paese straniero, ho accettato. Doveva essere sei mesi, poi rinnovato dopo un anno, e poi rinnovato ancora (per l’ultima volta) fino a luglio.

Ed eccomi qua a Parigi. Non posso dire che le cose non sono andate come mi aspettavo, non mi aspettavo nulla. Lavoro tutti i giorni come tutti i comuni mortali e come tutti i comuni mortali esco presto la mattina e torno tardi la sera, ma ho il weekend libero. Ho provato e sto provando a fare i miei esami, usando quasi tutti i giorni di ferie a disposizione per tornare in Italia, dare gli esami e studiare, ma ho passato solo un esame, me ne mancano tre e mercoledì torno ancora in Italia per ritentare Procedura Penale per la quarta volta, magari stavolta lo passo, ma con questa media quando finirò? E ormai non è davvero più una priorità per cui perderci troppo tempo, quando avrò finalmente l’agognato pezzo di carta non conterà davvero nulla. Ho seguito un corso di francese all’inizio ma poi visto che aveva degli orari difficili ho mollato, riesco giusto a parlare al supermercato e capire al lavoro. Riguardo al lavoro devo dire che non mi da nessuna soddisfazione perché non ho imparato nulla anche se ho più volte espresso la mia voglia di imparare in altri campi. Non mi da alcuna soddisfazione perché faccio tutti i giorni la stessa cosa dal primo giorno la stessa cosa che facevo a casa mia sul mio computer di casa dopo pranzo per divertirmi. Non ho studiato per questo mondo e sono circondato da gente un po’ “nerd” ma con conoscenze informatiche profonde, programmatori, appassionati del genere, mentre quello che faccio è talmente particolare che neppure mi da sbocchi lavorativi nel mondo dei videogiochi in se (uso un tool valido solo per quel gioco). A proposito delle persone che mi stanno attorno: io comunico direttamente in inglese con i miei “capi” che sono tutti lavoratori a distanza, metà dei miei colleghi sono pure a distanza, per ragioni famigliari. Anche a causa della barriera linguistica non sono riuscito a farmi nessun amico fin’ora e in genere anche tra di loro i miei colleghi non sembrano relazionarsi, è un ambiente molto asettico e freddo. Nei weekend ho sempre cercato di “scappare”, o a casa in Italia o in Spagna dalla mia ragazza. Fino a che non è arrivata una grossa crisi anche con lei. 
Devo infatti raccontarvi che tutto questo mi ha portato ad una brutta depressione nello scorso autunno, almeno credo visto che per problemi linguistici (e di orari, ho i giorni di ferie e le ore di riposo contate, non ho mai voluto prendere un ora in più di riposo che non fosse per tornare a casa a studiare e o giorni da parte per stare un giorno in più con la mia ragazza), visto che all’epoca soprattutto non sapevo se avrei continuato a lavorare oppure sarei dovuto tornare a casa.  Nel frattempo la mia ragazza, ingegnere, che aveva iniziato a lavorare pressoché? nello stesso periodo ha ottenuto gratificazioni su gratificazioni, è cresciuta professionalmente acquisendo responsabilità sempre crescenti, il percorso professionale che io avevo sempre desiderato. Ho mandato decine e decine di cv senza risposta, poi mi hanno rinnovato il contratto, ma è allora che ho iniziato a vedere tutto nero. La mia reazione è stata quella di chiudermi in me stesso tantissimo. La mia ragazza non l’ha presa bene e credo che non mi abnonia capito fino in fondo, inoltre mi parlava sempre sempre del suo lavoro e di quando la soddisfasse, io ascoltavo sempre senza commentare (fino a che una volta sono sbottato) perché la sua carriera era quella che avrei voluto in fondo. A Natale avevo già preso i biglietti aerei, aveva deciso (come tutti gli anni da quando stiamo insieme ma non è un problema) che le feste a cavallo dell’ultimo le avremmo passate da lei. Ma aveva già iniziato a lamentarsi di me e le incomprensioni erano diventate crescenti e così m’ha chiesto un periodo di pausa. Nel dettaglio sarebbe più complessa la situazione ma ve la riassumo così, lei ora sa che la amo tanto, questo fatto mi ha distratto un po’ da me stesso e mi sono nuovamente concentrato su di lei dopo quel brutto momento (in cui lei diceva che mi facevo problemi che non esistevano) e gliel’ho dimostrato molto, ma lei non sa bene se è più disposta a rinunciare a tutto per me, amici famiglia, lavoro. Quel tutto che io avrei dovuto costruirmi in questi dieci anni ma sento di non aver costruito niente perché infatti io sono sempre disposto a mollare “tutto” perchè non mi sento “niente”.

Ho ricominciato a mandare curriculum per posizioni che davvero mi interesserebbe coprire per posizioni dove potrei crescere e imparare, (nel parlamento europeo mi occupavo di organizzare agende ed eventi, curare il protocollo, curare il sito web e i social, ma mi affascina un sacco il mondo del digital marketing anche se non so molto) in Italia, in Irlanda e in Spagna ma nessuno mi ha risposto fin’ora in questi mesi e mi butta davvero giù questa cosa.
Mi sento anche in colpa perché so che tutti i miei compagni di università chi con più o meno fortuna sta avendo una vita coerente, mentre il mio curriculum è ora un misto di esperienze che si schiacciano i piedi tra di loro.

Sento di aver buttato via tanto tempo, che forse studiando ancora un po’ di più da una parte e facendo qualcosa in più nell’altra, se avessi provato a trovare un paio di ore dopo cena in questo ultimo anno per studiare un po’ di più francese, se avessi avuto idee più chiare della mia vita a venti o venticinque oggi non sarei in questa posizione. Vivo nella paura di quello che succederà a Luglio. Io ora sto non-vivendo, ma quando poi tornerò a casa da papà e mamma da disoccupato? che fallimento… Certo non è mai troppo tardi a trent’anni ma forse è troppo tardi per poter essere a livello dei propri sogni e bisogna cercare di accettare una realtà più modesta anche al fianco di come la mia ragazza (perché io la sento ancora come mia e sono sicuro che tornerà, l’ho sempre considerata una principessa..) nella vita, tra amici e lavoro e studio, ce la sta facendo.

Ho scritto veramente tanto, troppo, esagerato per la buona educazione di un forum, e se ci sarà anche una sola persona che sprecherà dieci minuti del suo tempo per leggermi e darmi un consiglio, la ringrazierò vivamente. E scusatemi per eventuali errori grammaticali, ho scritto di getto, a flusso libero, avevo bisogno di sfogarmi perché come dicevo, non ho neppure amici veri, il mio di infanzia già da molti anni s’è trasferito e vive con la compagna e quando ci si rivede giochiamo e cazzeggiamo come quando avevamo 15 anni, ma le vite sono diverse...vabbè, questa è un’altra storia.

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