Loro rappresentano la forza, sono la voce di chi ce l’ha fatta, di chi ha ripreso/iniziato a fare sport dopo aver subito un trapianto. Per loro quindi il calcio è solo un mezzo per promuovere un gesto importantissimo: la donazione. Il resto viene tutto in secondo piano, a partire dal risultato sportivo, che serve solo per dimostrare che dopo tanta sofferenza è possibile tornare a vivere una vita normale.
Per diffondere questo messaggio, i ragazzi della nazionale si sono recati in Francia, dal 20 al 26 ottobre, per disputare il torneo a cui hanno aderito, oltre all’Italia, altre due nazioni. Con i padroni di casa e la Spagna si è così giocato un triangolare. Nella gara inaugurale gli azzurri si sono imposti 3-1 sulla Spagna (in gol anche il cassolese Abbate, centrocampista esterno), mentre con i transalpini è arrivato un pareggio (2-2). I due risultati utili hanno aperto le porte alla finale per i ragazzi di mister Giorgio Enzo. Ad aspettarli per la disputa dell’ultimo atto c’era la nazionale spagnola, che si è arresa 2-1.
“E’ stata la prima volta che dei ragazzi trapiantati - spiega Alessandro Abbate - hanno giocato in un torneo internazionale tra loro. Di solito il calcio non veniva inserito perché considerato sport di contatto, ma due anni fa una nostra delegazione si è recata a Malaga per dimostrare che è possibile organizzare tornei di calcio anche per i trapiantati”.
Da qui è partito poi tutto l’iter che ha portato allo svolgimento del primo torneo europeo di calcio per trapiantati. La competizione ha messo in evidenza la capacità di rialzarsi e ripartire posseduta da questi ragazzi. Una grandissima forza di volontà nel lasciarsi tutto alla spalle, proprio come ha fatto Alessandro.
“Ho avuto una forma di leucemia - riprende Abbate - e mi è stato trapiantato tre volte il midollo osseo (2012,2013 e 2016). Nell’ultima circostanza il donatore è stato mio fratello. L’obiettivo è stato poi quello di riprendermi in fretta per avere una vita normale, iniziando nuovamente a praticare sport”.
L’importante, come detto, è la divulgazione della cultura della donazione. Un concetto che i 30 ragazzi della nazionale italiana (16 all’europeo) stanno cercando di veicolare partecipando a diverse manifestazioni durante l’anno. “Chi subisce un trapianto - dichiara Abbate - può tornare a praticare sport grazie a coloro che si prestano alla donazione. Durante i vari eventi a cui partecipiamo, ci rechiamo anche negli ospedali a salutare i malati per dire loro che non è finita: si può tornare a vivere normalmente”.
Ovvio che le difficoltà per combattere una malattia del genere sono tante. “Quando ti trovi in quella situazione - continua Abbate - capisci veramente quali sono le cose importanti. Ti viene da dentro la forza e ti convinci che devi farcela. Alla fine con impegno e tanta fortuna ce la fai. Lo scorso anno ho pure ripreso a lavorare, dopo che dal 2012 a parte del 2018 sono stato fermo. La prima cosa, però, che ho iniziato nuovamente a fare è stato praticare sport. Nell’aprile 2017 ho disputato la prima partita di calcio con la nazionale trapiantati”.
Il tutto è avvenuto in maniera abbastanza spontanea. Infatti Alessandro da una semplice ricerca effettuata su internet ha scoperto la nazionale italiana calcio trapiantati, un’associazione di promozione sociale con sede a Ponsacco (PI).