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Economia | 06 novembre 2020, 08:30

Lombardia e il caos dei vaccini antinfluenzali

I vaccini antinfluenzali previsti per l’erogazione nel mese di ottobre in alcune regioni non hanno raggiunto un numero congruo al fabbisogno di tutti quanti i cittadini

Lombardia e il caos dei vaccini antinfluenzali

Un caso che ha messo in difficoltà la Regione Lombardia, e in particolare l’ARIA (l’Azienda Regionale per l’Innovazione e gli Acquisti), l’organo che si occupa dell’acquisto dei vaccini, di fronte ai contribuenti. Non ci sono abbastanza dosi per tutti coloro che li richiedono, né per quelli ai quali il vaccino è somministrato gratuitamente, perché considerati “soggetti a rischio”, né alle persone che vogliono comprarne privatamente con i propri denari una dose per precauzione. 

Il numero delle dosi pervenute alla Regione è di circa due milioni e mezzo, ma il fabbisogno supera i cinque milioni di individui richiedenti. Tuttavia, è importante che chi è scoperto capisca l’importanza di rinforzare le difese immunitarie da subito con un multivitaminico per contrastare i virus stagionali, magnesio per un rinvigorimento generale e vitamina D per i più fragili che soffrono la scarsa esposizione alla luce del sole. Ovviamente sempre massima attenzione sulla sana alimentazione e le norme igieniche che abbiamo imparato a conoscere così bene.

In realtà, questa situazione specifica denuncia una evidente disparità con quello che è avvenuto in altre regioni, come il Veneto, dove sono arrivate dosi a sufficienza sia per la somministrazione gratuita sia per quella a pagamento. 

Quali sono le ragioni di questo terribile gap che rischia di avere serie conseguenze? A quanto pare la richiesta del numero di dosi non dipende dalla Regione e neppure dall’Anpas, ma dall’ARIA appunto, che è la diretta responsabile in questo campo. In base al numero di medicinali somministrati entro la fine dell’anno, questo centro elabora la sua domanda a dicembre. A quanto pare, è sfuggita qualche cifra importante. 

Oppure, un’altra spiegazione possibile è che siano aumentati i richiedenti, vista l’emergenza sanitaria globale e il clima di panico che si sta verificando in quest’ultimo periodo in conseguenza alla crescita esponenziale dei positivi al Covid-19

In ogni caso, è probabile che il problema non possa essere risorto, non del tutto quantomeno. Si sta pensando di acquistare ulteriori dosi dall’estero, ma il numero di vaccini prodotti è limitato al numero di uova da allevamento che vengono appositamente prodotte per la realizzazione del farmaco. 

Sull’ipotesi di comprare le dosi di vaccino all’estero non convince tutti. Per esempio una voce autorevole come Fabrizio Pregliasco, presidente nazionale Anpas ha espresso molte perplessità in merito.

Infatti ha affermato che bisognerebbe ricordarsi una cosa fondamentale e cioè il fatto che i vaccini sono prodotti da uova embrionate di pollo e quindi non è facile trovarle sul mercato.

Inoltre ha ricordato che le dosi dal punto di vista della produzione vengono decise a febbraio e che i contratti vengono stipulati dalle Asl in base a seconda della Regione: quindi in definitiva alcune di esse si sono mosse meglio, altre peggio.

Anche la Fondazione Gimbe ha lanciato l’allarme rivelando che in due province e ben 7 regioni mancano le scorte anche per proteggere quelle che sono considerate le categorie più a rischio della popolazione.

Ma il problema è generale e si spera che, considerando la situazione in cui ci troviamo, si arrivi a una soluzione in maniera rapida e definitiva.


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