Non poteva essere che l'emergenza pandemica, dalla quale "l'Italia è stata sfidata per prima", con annessi e connessi, l'argomento pregnante della conferenza stampa di fine anno tenuta dal premier Giuseppe Conte.
Al centro del classico incontro organizzato con l'Ordine dei Giornalisti per riassumere l'anno che volge a conclusione "nel segno della speranza", come afferma il presidente dei giornalisti italiani Carlo Verna, e cercare di tracciare la via maestra di quello ormai prossimo, dove campagna vaccinale e l'accesso dell'Italia ai fondi del progetto europeo Next Generation.
Fondi sul cui accesso e impiego si è acceso il dibattito non solo con le opposizioni ma anche in seno alla maggioranza stessa, coi "malesseri" mostrati da Italia Viva e dal suo leader Matteo Renzi. La "sintesi politica, fino a qui mancata" dev'essere trovata nel più breve tempo possibile, accelerando la verifica di maggioranza per "non disperdere l'occasione storica concessa dai 209 miliardi del Recovery Plan", da affrontare "nei primi giorni di gennaio" partendo subito col confronto parlamentare e con le parti sociali per "presentare a febbraio il progetto definitivo".
Il passaggio nelle due Camere sarà dunque fondamentale, anche se il premier non tende a considerare un eventuale voto di fiducia al termine della verifica di maggioranza in quanto "inopportuno" e "rischioso e insidioso per quel patrimonio di credibilità, di fiducia costruita con l'impegno quotidiano da tutte le forze di maggioranza". In caso contrario l'avvertimento è a tutta la politica: "Finché ci sarò io ci saranno sempre passaggi chiari, franchi, dove tutti i cittadini potranno partecipare e i protagonisti si assumeranno le rispettive responsabilità".
E mentre il dibattito politico prosegue, la battaglia al Covid sul piano sanitario resta centrale nell'attenzione del Governo e nelle domande della stampa. Conte esclude l'obbligatorietà del vaccino, con fiducia tuttavia nel poter raggiungere comunque una buona percentuale di cittadini vaccinati che porterà ad avere i primi frutti a primavera: "Quando inizieremo ad avere un impatto significativo potremo dire di aver concluso la fase uno, quando saranno vaccinate 10-15 milioni di persone, non credo prima di aprile". E per il futuro il premier non dimentica la cura con gli anticorpi monoclonali.
Legato al futuro prossimo anche il tema del ritorno a scuola. Per il premier "un ritorno in classe delle scuole secondarie di secondo grado con una didattica in presenza di almeno al 50%" è auspicabile dal 7 gennaio "nel segno della flessibilità" e "della responsabilità, senza mettere a rischio le comunità scolastiche". Per farlo sono stati coinvolti i prefetti e le autorità coinvolte nel tentativo di trovare una sintesi che consideri tutte le componenti del sistema integrato intorno alla scuola: "Le prefetture hanno avuto il compito di coordinare soluzioni flessibili, da valutare paese per paese, scuola per scuola. C'è stata disponibilità a differenziare gli orari di ingresso anche negli uffici pubblici".
Se quello della scuola resta un traguardo calcolabile, altrettanto non è quello della fine della pandemia e di come sarà la prossima estate. Con certezza dal 7 gennaio, scaduto il Dl, si proseguirà col sistema del colore delle Regioni "che ci consente interventi ben circoscritti limitati allo stretto necessario, senza penalizzazioni indiscriminate". Il procedere del piano vaccinale e il funzionamento delle misure di contenimento sono lo strumento "per far correre l'economia e non comprimere la vita sociale dei cittadini, ma non chiedetemi ora proiezioni da chiromanti sul periodo estivo".
Ad aprire l'appuntamento di Villa Madama è stato però il punto sulle condizioni della professione giornalistica, dalle "querele bavaglio" all'equo compenso, sui quali il premier ha garantito di voler continuare il dialogo parlamentare e legislativo per trovare in entrambi i casi i giusti punti di equilibrio. Far collimare "diritto di cronaca e quelli alla reputazione, all'onore e alla riservatezza", per risolvere la prima questione, consentire "all'Inpgi di camminare sulle proprie gambe" nel secondo caso.