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Attualità | 29 marzo 2021, 16:53

Covid, il primario del Niguarda: ‘Nelle intensive muore il 36%, nel 2020 il 42. Una settimana per rientrare dall’emergenza’

Covid, il primario del Niguarda: ‘Nelle intensive muore il 36%, nel 2020 il 42. Una settimana per rientrare dall’emergenza’

Nelle terapie intensive sotto la pressione di Covid-19 “siamo in decisa sofferenza. Il carico che abbiamo oggi dipende dagli accessi ai pronto soccorso di 7-14 giorni fa. Nella nostra regione ci sono quasi 900 posti letto occupati da pazienti Covid nelle terapie intensive, potremmo arrivare a quota mille nelle prossime settimane”. E’ il quadro tracciato a ‘la Repubblica’ da Roberto Fumagalli, direttore di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale Niguarda di Milano e professore all’università Bicocca. Da oltre un anno è in prima linea accanto a malati che lottano a lungo, ma che in oltre un caso su tre alla fine si arrendono. Fra i pazienti che arrivano in terapia intensiva, conferma infatti l’esperto, la mortalità “è purtroppo molto alta: il 36-38% di chi entra non sopravvive. L’anno scorso moriva il 42%”, un piccolo miglioramento per il quale “ancora non c’è una spiegazione”.

Fumagalli torna con la memoria al marzo 2020. Allora “eravamo arrivati a oltre 1.300” letti occupati, mentre adesso “i numeri sono inferiori.

Se si sommano la seconda e la terza ondata i numeri sono comunque alti, spalmati però su un periodo di tempo maggiore. E c’è poi un altro problema tecnico da tener presente”, sottolinea lo specialista: “I pazienti che finiscono in terapia intensiva ci rimangono per molto tempo e quindi i posti letto non si liberano in fretta. Quando abbiamo affrontato la terza ondata ne avevamo 360 occupati. Per questo non possiamo permetterci una nuova risalita a breve”.

 Se la speranza di tutti è quella di poter valutare delle riaperture, secondo Fumagalli “è necessario resistere ancora per un po’. Speriamo non per molto, ma si deve – assicura – I comportamenti virtuosi e le chiusure finora hanno pagato, evitando il picco come lo scorso anno”.

“Purtroppo siamo ancora in una fase di crescita dei ricoveri interapia intensiva – evidenzia il medico – a fronte di un plateau degli accessi nei pronto soccorso o addirittura una modesta diminuzione. E dal nostro osservatorio vediamo che la situazione non è positiva”, quindi “finché i numeri non calano non possiamo stare tranquilli. Speriamo che tra una settimana le cose vadano meglio”, auspica il primario di Niguarda.

Articolo tratto dal sito partner www.ticinonotizie.it

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