Nel carcere di Vigevano la scorsa notte un detenuto straniero dopo aver dato fuoco alla cella si è scagliato contro quattro agenti accorsi per metterlo in salvo dalle fiamme diffuse in breve tempo e li ha colpiti anche con una lametta. Uno degli agenti ha perso i sensi mentre tutto il personale coinvolto è stato costretto a far ricorso alle cure di medici in ospedale.
A segnalarlo è il segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo: “l’ennesimo grave caso di aggressione travalica ogni limite di sopportazione per il personale che ormai tutti i giorni rischia la vita svolgendo la propria preziosa attività di servizio dello Stato. Anche in questo caso il detenuto aggressore aveva già manifestato in più occasioni condotta violenta e provocatoria ma nessuna misura è stata adottata. Come è già accaduto, gli autori di aggressioni recidivi sanno di poter restare impuniti, mentre gli agenti continuano a fare da bersaglio. Siamo ormai ad una situazione del “carcere porto franco” dove tutto è consentito ai detenuti, al punto che siamo seriamente preoccupati per la presenza di armi, come è avvenuto a Frosinone e corpi contundenti che sono una minaccia più che reale. La nostra preoccupazione cresce ogni giorno di più alimentata dagli effetti di un mix esplosivo provocato essenzialmente da tre fattori principali: la delegittimazione del personale penitenziario dopo i fatti di Santa Maria Capua Vetere, l’impossibilità a svolgere nelle carceri attività di contenimento se non si vuole essere spacciati per “torturatori”, le “balle” del Governo su scarcerazioni facili e detenzione da albergo a cinque stelle. Siamo di fronte all’evidenza che le azioni messe in campo dall’attuale Governo sono le più nefaste e nocive di tutti i tempi perché il Presidente Draghi è sicuramente un eminente economista di caratura internazionale in grado di traghettare il Paese fuori dalla crisi provocata dalla pandemia e la Ministra Cartabia è un’ottima figura costituzionalista, ma entrambi non sanno e né capiscono assolutamente nulla delle carceri. E con il loro comportamento, di fatto, hanno aggravato una situazione che la pandemia ha solo reso esplosiva. Per non limitarci a tenere il conto dei colleghi che quotidianamente fanno ricorso ad ospedali e sanitari e per garantire l’incolumità degli agenti – continua il segretario del S.PP. – non ci resta che chiedere protocolli operativi, vale a dire codici di comportamento nei confronti dei detenuti violenti senza correre il rischio di inchieste giudiziarie o provvedimenti disciplinari.
Per questo la tutela degli “agenti per bene” come li definisce il Ministro Cartabia non può essere un atto formale e un principio e necessita di misure quanto più urgenti e decise”.