«13 dicembre. Abbiamo una data». Dopo tanto impegno il movimento “Dissenso Nazionale” ha finalmente visto la luce e si è già messo al lavoro per dare una svolta al nostro Paese. Ancora prima della sua nascita si è però dovuto scontrare con uno dei nemici più ostici di sempre: la burocrazia. E’ stata proprio lei l’assoluta protagonista delle lungaggini. Tutto era ormai pronto da settimane, ma le infinite procedure hanno rallentato, e non poco, la nascita di “Dissenso Nazionale”.
Alla guida del neonato movimento ci sarà Alessio Arusa che per ora manterrà pure l’incarico di segretario nazionale del movimento “Orgoglio Partite Iva (OPI)”. Tantissimi sono i temi messi sul piatto e sui quali il gruppo ha già avviato un lavoro silenzioso e mirato al raggiungimento di obiettivi.
Da dove deriva “Dissenso Nazionale”? «Lo riteniamo un nome di forte impatto - spiega Alessio Arusa -. Abbiamo scelto di utilizzare la parola “dissenso” perché identifica alla perfezione il sentimento degli italiani nei confronti delle decisioni politiche. Con il termine “nazionale”, invece, vogliamo far passare il messaggio che solamente uniti possiamo cambiare realmente le cose».
Un movimento che vuole essere la vera alternativa allo scenario attuale avanzando proposte e aiutando i giovani. Come? Ad esempio con azioni mirate che blocchino il fenomeno della “fuga di cervelli” verso l’estero. «Non abbiamo la bacchetta magica - conclude Arusa -. Siamo semplicemente persone stufe di constatare come i nostri politici, seppur strapagati, non riescano a risolvere questioni di fondamentale importanza. Non siamo disposti ad accettare passivamente i giochini di palazzo. Ora batteremo i pugni».
