La mostra, dedicata al compimento dei 1600 anni di Venezia, si apre con un grande artista del Romanticismo italiano, Francesco Hayez, il quale non poteva che raccontare per allusioni la storia contemporanea del tempo, se non attraverso l'allegoria.
Si apre agli occhi del visitatore il maestoso dipinto "Prete Orlando da Parma inviato da Arrigo IV di Germania e difeso da Gregorio VII contro il giusto sdegno del Sinodo Romano" dipinto nel 1857, sottolinea le difficoltà incontrate dai sostenitori dell'unità d'Italia a causa di papa Pio IX. La composizione è molto curata e ricca di citazioni dalla grande tradizione rinascimentale italiana.
Lo sviluppo artistico della mostra si snoda al piano superiore, con 8 aree dedicate alle varie evoluzioni del romanticismo ottocentesco veneziano.
La prima, intitolata: "I maestri d'accademia nel segno di Hayez", annovera tra le opere degne di nota un Francesco Hayez che, con il dipinto "Valenzia Gradenigo davanti agli inquisitori" realizzato tra il 1843 e il 1845, vuole rappresentare una visione diversa della città di Venezia, attraverso una dimensione più romanzesca che unisce storia, invenzione e interpreta il mito di una Venezia di intrighi.
Il tema della seconda area "Dalla veduta al paesaggio", catapulta il visitatore nel cuore della Serenissima, attraverso il dipinto "La piazza San Marco a Venezia" di Carlo Ferrari realizzato nel 1852. [artista ci regala un'inquadratura rallegrata da una luce dorata di una delle piazze più visitate al mondo, e al suo interno inserisce verso la sinistra della tela, un autoritratto di famiglia.
La terza area presenta al visitatore "La poesia della Laguna" attraverso il pittore Guglielmo Ciardi. Degna di nota, la tela intitolata "Veduta della Laguna veneziana" realizzata nel 1880. Quest'opera è caratterizzata da una pittura densa, a tratti materica e corsiva, come si può intuire nei dettagli delle vele e nei riflessi della stesse sull'acqua. Il quadro è estremamente luminoso e i riflessi, prima aranciati poi azzurri riassumono la tessitura cromatica della scena.
La quarta sezione riguarda "La pittura del vero: l'universo familiare", di quest'area pongo l'attenzione sul dipinto di Angelo Dell'oca Bianca "Passeggiata sul Ponte Nuovo" del 1893. In questa opera si stagliano in primo piano una donna con due bambine in un momento di svago, alle loro spalle si scorge il fiume Adige e Verona in lontananza con il campanile della Basilica di Sant'Anastasia.
L'area numero 5 espone "La pittura del vero: il lavoro e la vita quotidiana", qui lo sguardo del visitatore è subito attratto dal dipinto "Lavandaie sul Garda" di Ettore Tito del 1888. Questo quadro è stato definito dal critico Pompeo Molmenti: "Una delle più belle opere di Tito. Sulla sponda sassosa stanno, mezze discinte, le lavandaie intente al lavoro".
Interamente dedicato all'amore la zona espositiva n.6 intitolata "La pittura del vero: "Idillio amoroso", qui l'occhio di chi osserva si sofferma incuriosito su un dipinto che ritrae una scena intima particolarissima "La moglie di un pittore ingelosita" di Giacomo Favretto del In questa opera il tema del pittore che amoreggia con la sua modella diventa un quadro nel quadro, la cui verità è affermata dalla luce che collega i diversi piani. Mentre il primo piano è occupato dalla figura della moglie che, appoggiata allo stipite della porta, spia.
Area 7, intitolata "Refugium Peccatorum: Luigi Nono e la devozione popolare" si incentra sul tema spirituale e religioso. Qui spicca il "Refugium Peccatorum" di Luigi Nono del 1881. In questo dipinto si può ammirare la balaustra di marmo a Chioggia sulla riva di un canale che fece da sfondo a innumerevoli soggetti artistici di pittori di tutto il mondo. Al centro della scena una popolana accasciata sul selciato.
A concludere questo favoloso viaggio nell'arte, l'ottava e ultima area che è incentrata su "Il tempo delle Biennali". In questo padiglione è impossibile resistere all'imponente opera di Guglielmo Ciardi "Il Bucintoro" del 1903. Questa imbarcazione era la galea di stato dei dogi di Venezia, sulla quale si imbarcavano ogni anno nel giorno dell'Ascensione per celebrare il rito veneziano dello sposalizio con il mare. In occasione della Festa della Sensa il Doge, i rappresentanti del patriziato e delle gerarchie ecclesiastiche, partivano dal molo di San Marco e giungevano a bordo del Bucintoro sino alla bocca di porto di San Nicolò al Lido dove avveniva lo "sposalizio" durante il quale il Doge pronunciava la formula: "desposamus te, mare nostrum, in signum perpetuique dominii" e lasciava cadere in mare un anello consacrato e dell'acqua benedetta.
Si ricorda a coloro che vorranno visitare questo percorso espositivo, che la mostra rimarrà aperta fino al 18 aprile, giorno di Pasquetta.