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Cronaca | 06 marzo 2022, 20:18

Magenta e il Magentino in marcia per dire NO alla guerra

Almeno un migliaio di persone ha attraversato questo pomeriggio la città per poi confluire in Casa Giacobbe. “Una marcia per unire e non per dividere”

Magenta e il Magentino in marcia per dire NO alla guerra

“Una marcia non contro qualcuno ma che vuole unire e dire no alla follia della guerra”. Le parole di Don Davide Fiori parroco della Sacra Famiglia, fanno da contorno alla partenza della marcia della Pace a sostegno dell’Ucraina e delle popolazioni vittime della guerra. Non sono ancora passate le 14,30 e sono tantissime le persone che hanno risposto all’appello lanciato dalla comunità pastorale e dal comune di Magenta. Almeno un migliaio di cittadini, associazioni, esponenti dei diversi partiti politici si sono ritrovati davanti all’Ossario.

Un luogo simbolo della Città. Un luogo dove riposano le vittime della Seconda Guerra d’Indipendenza. Fa sensazione pensare che da quell’oramai lontano 1859 non si cambiato molto nella testa dell’uomo, quando, in quest’ultimo, alberga il male della guerra. Ci sono le bandiere delle Pace, quelle delle Acli, ma anche numerose bandiere dell’Ucraina, tanti bambini, alcuni di loro con un cartone fatto a mano per dire basta bombe. Incontriamo i candidati sindaci Luca Del Gobbo, Silvia Minardi ed Enzo Salvaggio.

In Casa Giacobbe al termine del percorso presente anche tutta la comunità pakistana con il candidato della Nuova Italia per esprimere totale solidarietà a chi oggi muore sotto le bombe o cerca rifugio altrove abbandonando in fretta e furia la propria casa. Il serpentone ordinato parte e attraversa via Cattaneo, quindi, la via Roma con il passaggio dinnanzi alla Basilica di San Martino, dopodiché piega lungo la via Garibaldi per arrivare nei giardini di Casa Giacobbe. Qui è altrettanto numeroso il numero di persone che si è radunato. C’è il Sindaco Chiara Calati che era alla testa del corteo, con il suo Vice Simone Gelli e tutta la Giunta. Numerosi Consiglieri comunali, il presidente del consiglio comunale Fabrizio Ispano,  rappresentanti della comunità ucraina ed ortodossa nella nostra città, così come quelli di fede mussulmana.

Accanto al primo cittadino, il nostro Prevosto Don Giuseppe Marinoni. Giganteschi gli striscioni con la bandiera ucraina. Il Sindaco Calati nel suo intervento si dice quasi incredula nel doversi trovare a commentare una situazione del genere nel 2020. E invece no, purtroppo, sciaguratamente siamo ancora qui. A dover parlare, di guerra, di bombe, di morti e di bambini uccisi. C’è tanta commozione e vediamo anche tanti abbracci. Perché il cosiddetto ‘popolo delle badanti’ – ma non solo, è un termine riduttivo perché tanti Ucraini oggi svolgono le più diverse professioni nel nostro territorio – è entrato in tante delle nostre famiglie.

Vediamo gente che piange, magentini che abbracciano ucraini, ma ci piace qui parlare più in generale di fratelli dell’est europeo. Tutti alla stessa stregua vittime del dittatore russo Vladimir Putin. La speranza è che tacciano presto i cannoni, la preghiera è che la carneficina finisca. Intanto, che ascoltiamo i diversi interventi delle autorità, però, scorriamo le ultime news sul telefonino…. non sono  buone: ancora bombe vigliacche sui profughi. Anche il secondo tentativo di evacuazione di Mariupol è fallito. Oltre 200 mila civili sono ancora laggiù intrappolati.  La Pace è ancora lontana, purtroppo. 

F.V.

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