Addio a Sinisa Mihajlovic. L'ex calciatore ed ex allenatore del Bologna fino a pochi mesi fa si è arreso alla malattia contro la quale stava combattendo dall'estate del 2019. Dopo mesi di lotta si è spento a 53 anni in un ospedale di Roma. Nelle scorse ore è arrivata purtroppo la notizia che tutti temevano.
L'ex tecnico di Bologna, Milan e Torino ha visto precipitare la sua situazione e dopo quasi tre anni e mezzo di lotta contro la leucemia che lo aveva aggredito all'inizio dell'estate 2019, quando era da poco tornato alla guida del Bologna, si è spento, circondato dall'affetto della moglie Arianna e dei cinque figli, una delle quali lo aveva reso da poco nonno.
Un male subdolo ha avuto la meglio su di lui, nonostante Sinisa avesse guardato in faccia la malattia "per prenderla a pugni", come disse lui stesso, quando annunciò a tutti di dover lasciare la panchina per sottoporsi ad un lungo periodo di cure e di chemioterapia.
Subito l'intero mondo del calcio si strinse attorno a lui. Il tecnico era ritornato in panchina, anche se visibilmente provato, con un berretto in testa e profonde rughe a segnarne il viso scavato dal dolore e dalla malattia.
Quando la battaglia sembrava vinta, nel marzo scorso la leucemia è tornata a picchiare forte, costringendo Sinisa ad un nuovo ciclo di pesanti cure. Mihajlovic era fatto così, non era abituato a scappare, lui orgogliosamente serbo, che aveva conosciuto anche gli errori del conflitto nella ex Jugoslavia.
Un difensore dai piedi buoni che batteva magistralmente le punizioni, tanto da segnare ogni anno diversi gol, capace di farsi amare prima dai tifosi della Roma e poi da quelli della Lazio, dove visse gli anni migliori della carriera, insieme a quelli giovanili nella Stella Rossa di Belgrado.