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Cronaca | 04 aprile 2024, 17:21

Omicidio di Senago, il medico legale in Aula: «Giulia uccisa con 37 coltellate, non è riuscita a difendersi»

Il resoconto oggi in Corte d'assise di Milano. Poi la parola al tossicologo: «Avvelenata da due mesi prima del delitto»

Omicidio di Senago, il medico legale in Aula: «Giulia uccisa con 37 coltellate, non è riuscita a difendersi»

«Non c'è alcun tipo di lesioni autoprodotta da Giulia, non c'è nessun tentativo di difesa, l'impressione è che lui l'abbia colpita da dietro, quando le era alle spalle». E' uno dei passaggi dell'intervento, nell'aula della corte d'assise di Milano, del medico legale Andrea Gentilomo, uno degli esperti che si è occupato dell'autopsia di Giulia Tramontano, vittima del delitto di Senago, omicidio per cui è a processo il compagno Alessandro Impagnatiello.

La 29enne, incinta al settimo mese, è morta per emorragia e il suo corpo presenta «una serie di lesioni vascolari che hanno interessato il distretto del collo (ben 24) e toracico», sono le coltellate alla carotide sul lato destro e un'altra lesione alla vena succlavia sul lato sinistro a determinare una "rapidissima" perdita di sangue. L'esperto non può avallare l'ipotesi di difetti di coagulazione legati alla gravidanza (tesi della difesa) e sottolinea come nessuna coltellata o colpo al pancione è emerso in sede di autopsia.

Difficile stabilire l'orario della morte, date le fiamme appiccate sul cadavere. Le 37 coltellate, un «numero sicuramente elevato» sono state inferte con strumenti da cucina: «Almeno un paio di coltelli sequestrati in casa sono compatibili con le ferite» spiega Gentilomo. Dettagli che vengono elencati mentre Impagnatiello, dalla gabbia, piange in modo silenzioso e con la testa bassa.

E poi c'è il veleno. Per mesi a Giulia Tramontano, e il feto di Thiago, sono state somministrate dosi di Bromadiolone, un veleno per topi, dal "sapore amaro" e che ha, tra gli effetti collaterali, "mal di pancia" e la possibilità di emorragie della parete gastrica. Lo spiega, nell'aula del processo ad Alessandro Impagnatiello, accusato del femminicidio della 29enne, Mauro Minoli, medico tossicologo.

«E' impossibile dire quando è iniziata la somministrazione di questo veleno che si accumula nell'organismo, soprattutto nel fegato che lo elimina in tempi molto lunghi (fino a dieci giorni). Nel capello di Giulia Tramontano era presente, quindi l'assunzione è avvenuta nell'arco degli ultimi due mesi. E' stato rilevato sia nella madre che nel feto, nel fegato di lei era in una quantità 30 volte superiore perché la placenta è riuscita un po' a eliminare la tossicità» spiega l'esperto.

L'esperto non può dire «quante somministrazioni» sono state inflitte alla vittima, ma l'analisi del capello svela che «sicuramente l'ultimo mese ha una risposta più alta» che vuol dire che c'è «un aumento di somministrazione nell'ultimo mese, mese e mezzo» prima dell'omicidio del 27 maggio scorso a Senago, uccisa con 37 coltellate e il cui corpo è stato poi dato alle fiamme. «Sul corpo - conclude - è stato sparsa della benzina, alcuni reperti (indumenti, ndr) hanno trattenuto benzina, alcol e acetone». Con la testimonianza del quarto medico legale si chiude l'udienza: la prossima è fissata per l'11 aprile quando saranno ascoltati cinque testimoni dell'accusa.

Afe/Adnkronos

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