Il consiglio comunale di Gambolò ha votato all’unanimità una richiesta al ministero dei beni culturali per mantenere in Lomellina i reperti rinvenuti negli scavi archeologici alla necropoli longobarda scoperta alla Belcreda nel corso dei lavori per la costruzione del metanodotto Snam. La legge prevede che i ritrovamenti archeologici siano di proprietà dello Stato, che poi, attraverso il ministero, può decidere di destinarli ai musei. L’iniziativa partita da Gambolò propone la conservazione dei reperti presso il museo archeologico della Lomellina che si trova in castello.
“Abbiamo già diversi comuni che stanno interessandosi alla nostra iniziativa”, ha detto il sindaco Antonio Costantino parlando al consiglio: “Vigevano voterà tra poco un provvedimento come quello di cui stiamo discutendo questa sera, e anche Mede, Borgo San Siro, Sannazzaro e Tromello hanno raccolto informazioni per fare lo stesso”. Costantino ha poi spiegato che, nel caso in cui l’iniziativa avesse successo e i reperti rimanessero a Gambolò, si potrebbe valutare l’ampliamento del museo con una nuova ala. Il tratto di provinciale a fianco all’area archeologica, inoltre, potrebbe assumere la denominazione di “via dei Longobardi”.
Nel corso del consiglio comunale sono intervenuti anche il direttore del museo archeologico della Lomellina Stefano Tomiato e l’archeologo responsabile degli scavi Nicola Cassone. Mentre il primo ha illustrato al pubblico i tratti salienti della presenza longobarda in Lomellina, il secondo si è soffermato sull’avanzamento dei lavori. Dopo i reperti rinvenuti nella prima tomba analizzata, che apparteneva a un guerriero, si è proceduto allo scavo di una seconda tomba, che si è scoperto essere quella di un bambino. All’interno è stata trovata una fibbia di una cintura di dimensioni compatibili a quella che avrebbe potuto indossare un ragazzo, e una seconda anforetta simile a quella recuperata dalla tomba del guerriero. Nel sepolcro del bambino c’era anche una moneta romana, posizionata come obolo per il passaggio all’aldilà.