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Economia | 28 maggio 2019, 12:50

La vendita di cannabis legale dipenderà dai giudici e non dalla politica

Sebbene la vendita della cannabis di legale appaia come un elemento di non tanta celata contrapposizione all’interno del governo giallo-verde italiano, non saranno i politici a decidere come e in che modo si svilupperà il destino della vendita della canapa light in Italia. Bensì, lo farà la Corte di Cassazione con una sentenza programmata per il 30 maggio

La vendita di cannabis legale dipenderà dai giudici e non dalla politica

Sebbene la vendita della cannabis legale appaia come un elemento di non tanta celata contrapposizione all’interno del governo giallo-verde italiano, non saranno i politici a decidere come e in che modo si svilupperà il destino della vendita della canapa light in Italia. Bensì, lo farà la Corte di Cassazione con una sentenza programmata per il 30 maggio che potrà porre fine a tutte le varie discussioni una volta per tutte.

Attualmente, in Italia, è ancora piuttosto difficile definire se la cannabis legale possa essere acquistata o fumata legalmente. Sono circa 10.000 gli smartshop presenti nel nostro Paese con un destino attualmente appeso al filo. Ciò che è certo, è che parliamo comunque di cannabis con THC non superiore allo 0,6%, destinata non ad un uso ricreativo bensì industriale.

Cannabis legale: i numeri in Italia

La coltivazione della cannabis legale non è certamente cosa nuova in Italia. Negli anni ‘50, infatti, il nostro Paese figurava come una delle nazioni primarie per quanto concerne la coltivazione dei fiori light, con decine e decine di ettari sparsi nel nostro territorio. Ovviamente, si parla sempre di cannabis con una quantità molto povera di THC (fino allo 0,6% se si coltiva e fino allo 0,2 se si vende) ma ricca di Cbd. Un mercato che conta un giro di affari di oltre 150 milioni di euro e circa 10.000 nuovi posti di lavoro nel nostro Paese, equamente suddivisi tra coltivatori, tecnici e commercianti in negozio.

Al momento, in Italia, è possibile vendere canapa legale con una soglia di tolleranza già definita in precedenza, ma non ad un uso ricreativo. La canapa viene venduta, infatti, con una destinazione pressoché industriale. Difatti, si tratta di una sostanza spesso utilizzata per la produzione di cosmetici, beni edilizi, prodotti alimentari e via discorrendo. La canapa che, invece, viene venduta con una quantità superiore allo 0,2% di TCH o che non rientra nelle 64 varietà industriali, viene considerata prodotto stupefacente e quindi sanzionabile penalmente se viene commercializzata. 

Il governo giallo-verde diviso e la decisione della Cassazione

Uno dei nodi di divisione dell’attuale governo composto da Lega e MoVimento 5 Stelle è ancora la commercializzazione della cannabis light e l’eventuale chiusura dei negozi annessi. Se da una parte, il Ministro della Salute Giulia Grillo ha parlato di una regolamentazione dei vari shop ma non di una chiusura vera e propria, il Ministro degli Interni Matteo Salvini non è apparso dello stesso avviso. Il leader della Lega, infatti, ha più volte minacciato di chiudere i negozi uno ad uno e di essere anche disposto a mettere in discussione un’eventuale tenuta del governo in caso di dissenso da parte dei colleghi M5S.

Tuttavia, non sarà il Parlamento o il governo italiano stesso a decidere le sorti della cannabis light nel nostro Paese: la data che tutti aspettano è il 30 maggio con la sentenza della Corte di Cassazione che mira a riempire il vuoto normativo sulla possibilità di vendere questo prodotto nel nostro territorio.

E per quanto riguarda la cannabis terapeutica?

Partiamo da un presupposto fondamentale: per cannabis terapeutica si intende un tipo di canapa con altissimi livelli di THC ma utilizzata solo a scopo terapeutico, cioè con obbligatoria prescrizione medica. In questo caso, l’unico a produrla è sempre stato lo Stato. Ciò ha spesso comportato una serie di problemi per quanto concerne la ricerca e l’acquisto di cannabis: quella coltivata dall’esercito di Firenze non sempre è stata sufficiente per tutti i pazienti ed è per questo che molti sono stati costretti ad interrompere addirittura le loro terapie. Insomma, sulla cannabis terapeutica non c’è ancora del tutto il Monopolio di Stato, per cui non si sa se il 30 maggio la Cassazione deciderà in merito anche su questo aspetto.

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