A dicembre la proprietà turca di Pernigotti ha dato mandato a una società di consulenza per la vendita della divisione I&P, che si occupa di produzione e commercializzazione di preparati per gelaterie artigianali e pasticcerie. A renderlo noto è l’agenzia di stampa RadioCor. Il 14 dicembre scorso il consiglio di amministrazione della Pernigotti si è riunito per affidare l’incarico allo studio Vitale e Associati (lo stesso che nel 2013 curò la vendita di Pernigotti dagli Averna ai Toksoz), riferisce l’agenzia.
Lo “spezzatino” però rischierebbe di dare un colpo mortale alle speranze dei lavoratori. Già la decisione di non voler cedere il marchio – ribadita dall’azienda anche al tavolo ministeriale dell’8 gennaio – è stata interpretata come un segnale fortemente negativo. Se in più le attività della Pernigotti venissero anche spezzettate e cedute, l’azienda rischierebbe di rimanere un guscio vuoto destinato a occuparsi solo della commercializzazione del marchio.
Sempre durante la medesima riunione del cda di Pernigotti, sono stati anche diffusi i risultati economici al 30 giugno 2018, da cui emergono ricavi per 21,3 milioni e una perdita di 5,3 milioni, in conseguenza della quale il patrimonio netto della società è crollato ad appena 600 mila euro. È a fronte di tale situazione che i Toksoz hanno deciso di ricapitalizzare la società per 3 milioni, rinunciando a crediti di corrispondente importo (molte delle materie prima usate dalla Pernigotti provengono infatti da altre aziende del gruppo turco). Della fabbrica di Novi, nel cda si è detto che è «da sempre caratterizzata da volumi non abbastanza significativi per ottenere efficienza ed economie di scala, anche in funzione dello stato di avanzata obsolescenza funzionale e tecnologica dell’immobile e di buona parte dei macchinari». Viene da chiedersi perché, in cinque anni, la proprietà non abbia ritenuto necessario provvedere a un ammodernamento degli impianti, anziché concentrarsi unicamente sul marketing e sulla rete di vendita.
Intanto l’altro ieri il ministero dello Sviluppo economico ha emanato il decreto per la cassa integrazione per i lavoratori della Gca Generalmarket. Anche i dipendenti del supermercato Iperdì di via Oneto a Novi Ligure riceveranno così gli ammortizzatori sociali. Il sottosegretario allo Sviluppo economico Davide Crippa spiega che «il tavolo di crisi è stato avviato direttamente dal Mise solo agli inizi di ottobre, a causa del tempo utilizzato dall’azienda per valutazioni tecnico-economiche di cui non conosciamo l’effettiva utilità. Nonostante i ritardi, siamo riusciti ad assicurare, in tempi abbastanza rapidi, un sostegno a tutti i lavoratori della catena che, da mesi, hanno dovuto far fronte alla mancanza di stipendio». Per l’effettiva erogazione degli assegni, però, ci vorrà ancora un po’: la Gca, infatti, non è in grado di anticipare i 6,9 milioni di euro a cui ammonta la cassa integrazione per i 669 dipendenti e a pagare sarà l’Inps ma con tempi più lunghi. Intanto si aspetta la decisione del tribunale di Monza sul concordato fallimentare, che dovrebbe arrivare il 16 gennaio: fino ad allora la vendita del supermercato di via Oneto alla Maxi Di, società titolare delle insegne Famila e Galassia, è di fatto sospesa.
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