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Attualità | 24 febbraio 2020, 15:00

Codacons su impennata prezzi Amuchina e mascherine per coronavirus

Ricarichi dei prezzi fino al +1700%, Codacons presenta esposto a Procura e Guardia di Finanza per truffa e aggiotaggio

Codacons su impennata prezzi Amuchina e mascherine per coronavirus

E’ vera e propria psicosi in Italia dopo i casi di contagio da coronavirus che si stanno moltiplicando nelle ultime ore in varie zone del paese, una situazione di emergenza che ha fatto letteralmente schizzare alle stelle i prezzi di alcuni prodotti igienico-sanitari che stanno andando a ruba nei negozi e sul web.
Lo afferma il Codacons, che presenterà una denuncia alla Procura della Repubblica e alla Guardia di Finanza contro le speculazioni sui listini che si stanno registrando in queste ore.
“Da un primo monitoraggio del Codacons sui principali portali di e-commerce emerge come i prezzi di alcuni prodotti legati all’emergenza Coronavirus raggiungano livelli astronomici – afferma il Codacons – Ad esempio il classico gel igienizzate dell’Amuchina da 80 ml, che normalmente si trova in commercio a circa 3 euro, viene oggi venduto sul web a 22,5 euro la confezione, con un ricarico sul prezzo al pubblico del +650%. Ancora peggio per le mascherine protettive da viso, che prima del coronavirus erano vendute a meno di 10 centesimi di euro l’una, e oggi arrivano a costare su internet 1,8 euro, con un incremento di prezzo del +1700%”.
Per non parlare delle mascherine speciali con valvole, pubblicizzate su Amazon come “Ideali per coronavirus”, e vendute a 189 euro la confezione da 5 pezzi.
“Si tratta di una vergognosa speculazione, tesa a lucrare sulla paura delle persone, che potrebbe configurare veri e propri reati, dalla truffa all’aggiotaggio – afferma il Codacons – Per tale motivo presenteremo domani un esposto a Procura e Guardia di Finanza, chiedendo anche di oscurare le pagine di Amazon e di altri portali specializzati nelle vendite online nelle quali si pubblicizzano a prezzi abnormi prodotti legati al Coronavirus. Se infatti i giganti dell’e-commerce non rimuovono autonomamente le pagine dove si realizzano le speculazioni, si rendendo complici per concorso nella truffa agli utenti”.

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