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Attualità | 16 aprile 2020, 16:16

Fontana: «Ipotesi di spalmare il lavoro su 7 giorni e non su 5 con orari di inizio diversi»

Il presidente della Regione parlerà della proposta per la ripartenza delle attività lavorative domani al tavolo dello sviluppo. Ricerca del San Matteo di Pavia per utilizzare il plasma dei guariti sugli ammalati. Aiuti per le piccole e medie imprese: niente restituzione dei contributi regionali ricevuti

Fontana: «Ipotesi di spalmare il lavoro su 7 giorni e non su 5 con orari di inizio diversi»

Spalmare il lavoro non su 5 giorni ma su 7: è una delle proposte per la ripartenza in sicurezza delle attività produttive di cui ha parlato oggi in consiglio regionale il presidente della Lombardia, Attilio Fontana. «Sono tante le proposte degli scienziati e dei tecnici che siederanno con noi domani al Tavolo dello Sviluppo - ha detto Fontana - e una di queste è scaglionare il lavoro magari su 7 giorni anziché su 5, con orari di inizio diversi per evitare l'utilizzo eccessivo dei mezzi pubblici in determinate fasce».

A chi gli chiedeva delle presunte pressioni di Salvini sulle riaperture e il nuovo piano di "normalità" basato sulla regola delle quattro D, Fontana ha risposto così: «Assolutamente no, domani riuniamo il tavolo della competitività e volevamo annunciare la partenza della fase di avvicinamento alla riapertura».

Sempre oggi Fontana ha parlato anche di un'altra ricerca oltre a quella dei test sierologici, che poi consentiranno di dare la “patente di immunità”: «Dal San Matteo di Pavia c’è anche un’altra ricerca - già richiesta e approfondita negli Stati Uniti - che utilizza il plasma di chi ha sconfitto il Covid-19 per aiutare gli ammalati. È un metodo che sta dando risultati molto incoraggianti e non ha effetti collaterali: stimola la creazione di anticorpi ed è già operativo in alcuni ospedali italiani a partire da quelli della Lombardia».

Per finire, la Giunta regionale ha dato il via libera, su proposta dell'assessore alla Sviluppo Economico, Melania Rizzoli, a un provvedimento che evita la restituzione dei contributi a fondo perduto a piccole e medie che hanno ricevuto agevolazioni regionali ma che non hanno rispettato alla lettera tutti i vincoli del bando a causa della crisi provocata dall’emergenza Coronavirus.

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