Luigi, per tutti Gigi, Nerini, 56 anni è un imprenditore di terza generazione. Dalla scorsa notte è chiuso in una cella del carcere di San Vittore. Lui come l'ingegner Perocchio non sono ancora stati ascoltati. Avranno modo di parlare venerdì all'interrogatorio di garanzia.
Nerini vive a Baveno con la moglie e i due figli. Ha rilevato la gestione della Società ferrovie del Mottarone dal padre Mario che, il 23 luglio 1970, firmò il verbale di collaudo come proprietario della società insieme all’ingegner Pietro Scioli. Gli altri firmatari furono il professor Greco in rappresentanza del ministero dei Trasporti e l’ingegner Giordano per l’Ispettorato della motorizzazione di Novara. Dal 1963, dopo che il 13 maggio di quell’anno alle 12,55 si concluse l’ultima corsa di ritorno dalla vetta, era stata sempre la Società Ferrovie del Mottarone a gestire il servizio d’autobus sostitutivo in attesa dell’avvio della funivia.
I primi problemi si verificarono nel 1996 alla scadenza tecnologica delle funi portanti. Nerini, che le aveva preordinate, chiese alla Regione Piemonte il rinnovo della concessione. E’ da allora che si trascina il rimpallo della proprietà con il comune di Stresa che non s’è ancora concluso. Nerini annullò l’ordine e l’impianto si fermò. L’anno successivo, per uscire dall’impasse, il Consiglio regionale votò la legge per il trasferimento di proprietà di cui ha parlato martedì in consiglio regionale l’assessore al Patrimonio Andrea Tronzano. Prima che la funivia fosse assegnata, con bando di gara nel 2001, di nuovo alla Società Ferrovie del Mottarone ci fu la gestione provvisoria di ConSerVco, dal 1998 al 2001, Poi, dal 2014, tutte le vicende legate alla revisione emerse in questi giorni.
Nei giorni scorsi Nerini aveva fatto sapere di essere "molto provato", ma anche che fin da subito si era "messo a disposizione della procura di Verbania". Aveva dichiarato di sentire "tutto il peso del giudizio mediatico", l’"essere messo subito in croce”. Ma, prima di tutto, aveva spiegato “c’è il dolore straziante". Già domenica 23 maggio, il giorno stesso della tragedia, aveva raggiunto l'impianto della funivia accompagnato dal legale e aveva precisato che "tutti i controlli, le verifiche e la manutenzione” erano “a posto". Una versione che ha poi ribadito all'agenzia di stampa Adnkronos tramite l'avvocato.