L’aria che respiriamo è destinata a influire in maniera importante sul nostro benessere, proprio per questo motivo vengono svolte delle analisi molto accurate nelle diverse zone d’Italia e del mondo.
Il Pm10: cos’è e perché è pericoloso Il principale ”nemico” corrisponde al Pm10, un particolato atmosferico che viene rilasciato dal traffico urbano, dal riscaldamento domestico, dalle attività industriali: in quest’ultimo caso, peraltro, i Pm10 rappresentano un inquinante anche a livello di spazi indoor, di conseguenza le aziende sono chiamate ad utilizzare dispositivi appositi quali quelli proposti da Delfinvauums per evitare rischi per la salute dei lavoratori.
Senza addentrarci oltremodo in aspetti tecnico-scientifici, è evidente il fatto che il Pm10 faccia rima con inquinamento e la sua pericolosità è dovuta al fatto che queste particelle, per via delle loro dimensioni minuscole, possono essere facilmente inalate.
L’inalazione di Pm10, purtroppo, rappresenta un grosso rischio per la nostra salute, ed è stata dimostrata la correlazione tra la presenza di queste particelle nell’atmosfera e l’insorgere di patologie dell’apparato respiratorio, anche di tipo tumorale.
Le norme sulla qualità dell’aria Nel nostro Paese è stata emanata una norma, esattamente il D. Lgs n.155 del 2010, con cui viene sostanzialmente recepita la Direttiva
2008/50/CE relativa alla qualità dell’aria.
Tale direttiva, essendo una norma comunitaria che vincola gli stati membri al raggiungimento di un determinato obiettivo, ha stabilito che nei diversi territori comunitari non si dovrebbe superare la quantità di 50μg/m3 per più di 35 volte nell’arco di un anno.
Ma l’Italia sta riuscendo a rispettare questo limite? Nonostante negli tempi anni l’emergenza sanitaria abbia sicuramente ridotto il traffico urbano in determinati lassi temporali, in molti territori si è ben lontani dal rientrare in tale soglia.
A questo riguardo, un report molto autorevole è sicuramente quello prodotto da Legambiente e denominato ”Mal’Aria di città”.
In molte città italiane gli sforamenti alla soglia di 50μg/m3 sono assai frequenti, dunque è evidente che per migliorare in maniera rilevante la salubrità dell’aria ci sia ancora molto da fare.
Sforamenti della soglia di sicurezza: Torino la città peggiore, seguono Venezia e Padova Le città che si sono rivelate maggiormente critiche per quel che riguarda la qualità dell’aria sono risultate essere, nell’ordine Torino, Venezia e Padova.
A Torino, presso la centralina situata in Via Grassi, nell’arco del 2020 la soglia di cui si è detto è stata superata per ben 98 volte, cifra ben distante dunque dal limite di 35 prefissato a livello comunitario.
A Venezia la situazione è solo appena migliore, la centralina sita in via Tagliamento ha infatti fatto registrare 88 superamenti annui, mentre a Padova i superamenti sono stati 84 e sono stati registrati dalla centralina di via Arcella.
A seguire questa graduatoria figurano nell’ordine Rovigo, Treviso e Milano, tuttavia la presenza di Pm10 nell’atmosfera non è un problema esclusivo del Nord, come confermato dal fatto che al settimo posto vi è la città di Avellino, la quale ha registrato 78 superamenti annui.
Classifica confermata anche dai valori medi annui. La criticità delle città menzionate è confermata anche da un’altra classifica, ovvero quella relativa ai valori medi annui.
Da questo punto di vista, le linee guida dell’OMS indicano come soglia da non superare la media di 20 μg/m3 su base annua, tuttavia a Torino tale media si attesta a quota 35 μg/m3.
Al secondo posto di questa classifica figurano, al medesimo livello, le città di Padova, Rovigo e Milano, le quali hanno fatto registrare una media annua di 34 μg/m3.
Il rispetto delle soglie comunitarie è ancora lontano. I dati, purtroppo, sono emblematici: sebbene molte città italiane abbiano recentemente compiuto dei processi virtuosi, migliorando la qualità dell’aria, in molte zone d’Italia purtroppo si è ancora distanti dal poter dire che i livelli di Pm10 non siano su livelli preoccupanti, dunque c’è sicuramente ancora tanto da lavorare.