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Cronaca | 11 febbraio 2022, 13:32

Varese/Milano, l’ndrangheta nei lavori ferroviari: maxi blitz della Gdf, 15 arresti e 6 milioni di sequestri

Varese/Milano, l’ndrangheta nei lavori ferroviari: maxi blitz della Gdf, 15 arresti e 6 milioni di sequestri

La Dda della procura di Milano ha delegato i nuclei di polizia economico-finanziaria di Varese e Milano ad eseguire un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 15 indagati ritenuti appartenere ad un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie di reati di natura fiscale e fallimentare, radicata sul territorio lombardo ed operante nel settore dell’armamento e manutenzione della rete ferroviaria italiana, agevolatrice della cosca di ‘ndrangheta Arena – Nicoscia di Isola Capo Rizzuto. In particolare, le Fiamme Gialle di Varese e Milano stanno eseguendo un sequestro preventivo “per equivalente” su beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di oltre 6,5 milioni di euro.

Le indagini hanno permesso di ricostruire una rete di società fittiziamente intestate a prestanomi, i quali sono risultati fiduciari dei principali indagati e che sono in rapporto di contiguità-parentela con la famiglia ‘ndranghetista Arena-Nicoscia.

Si ipotizza che gli indagati traessero ingenti profitti dalla sottoscrizione di contratti apparentemente di distacco di manodopera, ma di fatto di pura somministrazione. I contratti erano stipulati con le società appaltatrici delle commesse di RFI spa per la realizzazione di lavori di manutenzione ed armamento della rete ferroviaria che serve svariate regioni, tra cui Lombardia, Veneto, Abruzzo, Lazio, Campania, Calabria e Sicilia.

Nel corso delle indagini è stato possibile quantificare in oltre 6,5 milioni di euro l’ammontare dei profitti derivanti dai reati di frode fiscale, nonché dalla omessa presentazione delle prescritte dichiarazioni d’imposta e dalle compensazioni di debiti erariali con falsi crediti Iva. Le indagini hanno dimostrato come alcuni componenti del sodalizio abbiano agevolato la “ndrina, facente capo alla “locale” di Isola di Capo Rizzuto (Crotone), contribuendo al mantenimento finanziario di detenuti e dei loro familiari e procurando falsi contratti di assunzione per far ottenere benefici premiali a soggetti colpiti da provvedimenti giudiziari.

Nell’operazione sono impegnati circa 200 finanzieri, che in queste ore stanno eseguendo perquisizioni locali e domiciliari in Lombardia, Veneto, Calabria e Campania. Le società che prendevano gli appalti da Rfi, scrive sempre la Dda, si rapportavano, col sistema del “distacco della manodopera e nolo a freddo dei mezzi”, col “gruppo Aloisio-Giardino” al centro dell’inchiesta e “con le numerosissime società a loro riconducibili ma fittiziamente intestate a prestanome”. Questi ultimi hanno “solidi ed attuali collegamenti con le storiche famiglie di ‘Ndrangheta” di Crotone “alle quali sono ‘legati’ da indissolubili vincoli di parentela ed alle quali assicurano il costante e continuo approvvigionamento dei mezzi di sussistenza soprattutto allorché i loro capi trascorrono in detenzione carceraria”.

E fanno anche “accrescere” il loro “potere” attraverso il “reclutamento dalla ‘Calabria Saudita’”, come si legge in un’intercettazione, “della pressoché totale ‘forza lavoro’ necessaria ad eseguire i lavori di cui alle commesse”. Così in un’intercettazione Alfonso Giardino dice a Maurizio Aloisio:” Gli Aloisio e i Giardino danno da lavorare ed in questo modo … anziché essere contenti …ci invidiano e se ci potessero mangiare ci mangerebbero … ci ucciderebbero Maurizie’ …ci ammazzerebbero”.

 

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