Dopo la proiezione al Miv di Varese del film dedicato a Gigi Riva "Nel nostro cielo un rombo di tuono", è ancora alta l'emozione per il campionissimo di Leggiuno. Soprattutto per chi ha avuto la fortuna di conoscerlo da ragazzo e ancora oggi ne segue le vicende. Stiamo parlando del giornalista Claudio Ferretti, grande amico di Rombo di Tuono e appassionato di sport e della sua Leggiuno. Ferretti lunedì sera era sul palco a condurre la presentazione del film con il campione in collegamento da Cagliari. Ecco le sue emozioni.
Claudio, qual è momento che ti ha emozionato di più?
Il primo momento in cui è apparso sullo schermo. Da quattro anni non lo vedevo e ho ritrovato una persona a me molto cara e che ama Leggiuno. È stato un po' come ritrovare un parente che arriva da lontano e riabbracciarlo. Come quando andavo al bar da ragazzo e lo vedevo giocare a biliardo.
E poi cos'è successo?
Gigi ha chiesto dove fosse il suo amico Pasqualino Brunella: rivedendolo in sala si è illuminato perché ha rivisto in lui la sua casa, la sua stanza, la sua Leggiuno.
Per Gigi Riva è stata un po' una riunione di famiglia.
In sala a Varese c'erano i nipoti Ugo e Candida, molto riservati come lo zio. Gli ho chiesto scusa per non averli annunciati, ma loro mi hanno ringraziato proprio per non averlo fatto.
Anche i figli, Nicola e Mauro, nati a Cagliari, sono molto legati a Leggiuno dove hanno trascorso l'infanzia giocando proprio all'oratorio di San Primo come faceva il papà. Trascorrevano nel Varesotto i mesi estivi dalla zia Fausta e amavano andare in barca sul lago.
Gigi Riva è il simbolo di un calcio che non c'è più ma ancor oggi è amato dai tifosi di tutte le età, anche giovani: come mai?
Perché è una leggenda e perché lo percepiscono come un padre, una persona fidata che dà i consigli giusti. Non vedono in lui solo il campione o il calciatore distaccato, ma si identificano nella sua umanità e nella sua vicinanza, cose che non vedono in altri campioni di oggi. Ha un'empatia unica e con quegli occhi riesce a fare centro nell'animo dei giovanissimi.
Riva, come tanti calciatori del passato, ha iniziato all'oratorio. Oggi è ancora così?
Lui da ragazzino ha vissuto partite infinite che iniziavano nel pomeriggio e finivano alle 9 di sera con un panino in mano. Questo mondo lontano oggi non c'è più, così come non c'è più la capacità di stare vicini su un campetto e proprio questo affascina i ragazzi.
Gigi Riva entra nell'anima e ti fa venir voglia di giocare a calcio. Quale grande calciatore di oggi può darti questo?
Cosa resta di questo film?
La storia di un campione e di un uomo che non fanno parte di una società dove i soldi comprano tutti. Gigi Riva non è mai stato comprato. Ha rinunciato a soldi e carriera per rimanere a Cagliari vicino alla sua gente.
La Sardegna è stata la seconda casa di Riva tanto che non ha più voluto staccarsene.
Allora la Sardegna era una terra dove in pochi volevano andare e il suo campione Gigi Riva simboleggiava la rivalsa di una terra meravigliosa.
Si è trovato bene nell'Isola perché l'uomo di lago assomiglia un po' al sardo, molto riservato anche se ti dà l'anima dopo che gli hai dato fiducia. Un sardo porta il silenzio fuori dalla casa e poi lo riporta anche quando torna in casa. E questa è anche la provincia di Varese, dove c'è gente di lago.
Ma qualcosa gli sarà mancato della sua Leggiuno?
Sì, la polenta, un frammento di vita paesana e contadina simbolo della sua purezza. Me lo ha detto con la sua semplicità e spontaneità. Quella di un viaggio iniziato da bambino, uscendo di con il pallone sotto il braccio per andare a giocare alla chiesa di San Primo. La stessa semplicità che ha ancora oggi guardando il mare sulla spiaggia di Pola.
("Grazie anche al Miv e a Paola Frascaroli per l'accoglienza e l'ospitalità")