Appuntamento “prenatalizio” per l’incidente probatorio per il tragico schianto della Funivia del Mottarone. E’ stata infatti fissata per il prossimo 15 dicembre la prossima udienza al Tecnoparco di Verbania, nella quale si dovrebbe completare la serie degli interventi dei difensori sulle conclusioni della perizia redatta dal cosiddetto collegio “delle cause”, guidato dal professor Antonello De Luca, dell’università Federico II di Napoli.
Questa mattina c’è stato anche spazio per qualche momento di tensione: una donna, familiare di una delle 14 vittime, è uscita in lacrime dall'aula. All'interno intanto i toni si sono alzati per qualche attimo. La reazione della donna si è scatenata mentre in aula parlava l'avvocato Andrea Da Prato, difensore del direttore di esercizio Enrico Perocchio.
Al di la di questo episodio in aula si è discusso anche per un altro video che è agli atti e di cui si è appresa oggi l'esistenza: due giorni prima della tragedia i tecnici di Leitner - la società altoatesina incaricata della manutenzione dell'impianto, anch'essa indagata - intervengono al Mottarone per la sostituzione di un rullo e dalle telecamere si vedrebbe Gabriele Tadini, il capotecnico della funivia, rimuovere i forchettoni prima dell'arrivo degli operai di Leitner e rimetterli dopo che si sono allontanati. Un elemento che, ovviamente, i legali di Leitner mettono in evidenza per dimostrare la propria tesi difensiva, che tende in sostanza ad attribuire tutta la responsabilità a Tadini.
Parlando con i cronisti in una pausa dei lavori, il legale di Leitner, avvocato Paolo Corti, ha aggiunto anche particolari: a suo dire, i freni di emergenza della funivia del Mottarone, quelli il cui funzionamento era inibito dall'inserimento dei 'forchettoni', sarebbero scattati solo in caso di rottura della fune. In caso di pressione troppo bassa nel circuito idraulico dell'olio (il problema che Tadini diceva di aver riscontrato sull'impianto e che a suo parere poteva causare blocchi del funzionamento della funivia) secondo il legale l'impianto sarebbe stato bloccato dall'argano e non dai freni di emergenza. "Freni che - dice ancora il legale - dal 2003 non sono mai scattati".
In buona sostanza per l’avvocato Corti, i forchettoni erano inutili, ma sono insieme alla rottura della fune, la causa della tragedia. Le ispezioni nel punto della fune dove è avvenuta la manutenzione erano per legge a carico del gestore, ha proseguito il legale. E dai registri non c'è prova che tali controlli siano stati fatti. Non è comunque stato possibile stabilire con certezza (l'ipotesi è tra 2 e 5 mesi) da quanto tempo fosse iniziata l'usura. Secondo l'esperienza, ha spiegato l'avvocato, tali rotture poi avvengono con velocità esponenziale.
Nell'udienza di questa mattina ha preso la parola anche l''avvocato Andrea Da Prato, legale di Enrico Perocchio, direttore tecnico dell'impianto. Da Prato ha sollevato una serie di obiezioni formali, sottolineando, ad esempio, come gran parte della perizia sia stata elaborata in seguito alle prove eseguite nel laboratorio dell'università di Trento dal responsabile scientifico, "che però - ha detto Da Prato - non risulta essere stato nominato tra gli ausiliari del collegio dei periti da parte del Tribunale".