Un tifoso a Porto Recanati gli ha dedicato una pizza, con ingredienti dai colori e dalle forme che rimandano alla bandiera del Marocco. E di pizze lo zio, Mario Moraca, titolare della pizzeria “Turismo” di Luino, deve avergliene preparate tante negli anni. «Qui veniva spesso per le feste – racconta lo stesso Moraca – poi abbiamo iniziato a vederlo meno per i suoi impegni con il calcio».
Stiamo parlando di Walid Cheddira, attaccante del Bari originario di Loreto, in provincia di Ancona, e con doppia cittadinanza, italiana e marocchina. E i suoi “impegni con il calcio” attuali riguardano la Coppa del Mondo in Qatar, dove il Marocco domani sera sarà protagonista di un appuntamento con la storia: la prima volta in semifinale di una squadra africana.
La favola calcistica di Cheddira, 24 anni, parte tra le file della squadra della città mariana, poi l’esplosione nella Sangiustese, in Serie D, l’ingresso tra i professionisti con il Parma che lo gira in prestito: Arezzo, Lecco e Mantova, fino al Bari quest’anno, dove diventa capocannoniere e icona: “Ualino”, il Leone di Bari, macchina da gol, il cui nome finisce sul taccuino del ct della nazionale marocchina, che lo porta in Qatar e gli consegna il palcoscenico più prestigioso in assoluto.
Il classico sogno che diventa realtà? «Forse anche qualcosa di più» dice Moraca, che ammette di non essere un grande esperto di calcio, ma non serve in questo caso: basta ricordare quando tuo nipote da bambino ti diceva che il suo desiderio più grande era quello di diventare calciatore. Poi passano vent’anni e te lo ritrovi in tivù, con la maglia del Marocco, a giocarsi un quarto di finale dei Mondiali contro Cristiano Ronaldo, che al triplice fischio lascia il campo in lacrime perché il Marocco di Cheddira ha compiuto un’impresa che non ha precedenti.
In questi giorni di grandi emozioni Zaira, moglie di Moraca, è in contatto costante con Doha. In Qatar c’è la sua sorella gemella, cioè la madre di Walid. E’ partita circa un mese fa con la famiglia per seguire l’avventura del figlio e, ovviamente, non ha perso nemmeno un incontro della nazionale marocchina.
Nell’ultimo, che ha sancito il clamoroso passaggio del turno per i Leoni dell’Atlante, Cheddira, subentrato nel corso della ripresa ad En-Nesyri, autore del gol decisivo, ha rimediato un’espulsione per somma di ammonizioni: due cartellini gialli estratti dall’arbitro per altrettanti interventi irregolari, commessi nella foga di difendere con i denti il vantaggio contro i quotati avversari. Al rammarico per la beffa del cartellino rosso, arrivata al 93′ e a causa della quale Cheddira non potrà scendere in campo in semifinale contro la Francia, si aggiunge però la consapevolezza del sacrificio sportivo fatto per la squadra, per toccare con mano insieme ai compagni un risultato incredibile e contro ogni pronostico.
«Tutti i giorni ci scambiamo dei messaggi vocali – fa sapere Zaira – mio nipote è felicissimo, sta cercando di vivere al massimo questa esperienza fuori dal normale. Lo adoriamo e facciamo il tifo per lui, qui da Luino, sperando nella finale per rivederlo in campo».