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Cronaca | 16 aprile 2023, 11:33

Olindo e Rosa Bazzi, clamoroso: "Condannati per errore giudiziario, sono innocenti"

E’ “in tutta coscienza, per amore di Verità e Giustizia (scritte in maiuscolo, ndr) e per l’insopportabilità che due persone, vittime probabilmente di un errore giudiziario, stiano scontando l’ergastolo” che il procuratore generale Cuno Tarfusser chiede la revisione del processo che si è chiuso con una condanna definitiva inflitta a Olindo Romano e Rosa Bazzi per la strage di Erba

Olindo e Rosa Bazzi, clamoroso: "Condannati per errore giudiziario, sono innocenti"

Sono le ultime parole con le quali il magistrato di Milano sintetizza 58 pagine di istanza che potrebbe riaprire uno dei casi più dibattuti di cronaca nera degli ultimi anni.

“Se quindi – è scritto nel documento consultato dall’AGI- come ho cercato di dimostrare moltissimi erano gli elementi che sin dal giudizio di primo grado sarebbero stati idonei, se solo valutati dai Giudici, a giudicare inattendibile la prova del “riconoscimento”, fortemente dubbia la prova della “macchia di sangue” e indotte, con modalità che definire poco ortodosse è fare esercizio di eufemismo, le “confessioni”, trattate invece alla stregua di prove regine, oggi, a distanza di oltre 17 anni, la scienza – se auspicabilmente ammessa a farlo nel giudizio rescissorio – è fortunatamente in grado di fornire da sola, ma soprattutto in unione alle numerose criticità in atti e non in atti, comunque mai valutati, quelle certezze scientifiche idonee a fare sgretolare i tre pilastri probatori su cui fondano la condanna all’ergastolo di Olindo Romano e Rosa Bazzi”. Il magistrato mette in discussione alle radici tutto l’impianto accusatorio ritenuto invece intangibile nei precedenti gradi di giudizio.

Il pg di Milano Cuno Tarfusser prova a smontare le tre prove che hanno portato alla condanna in via definitiva all’ergastolo di Olindo Romano e Rosa Bazzi per la strage di Erba, ma nella richiesta di revisione precisa, in una nota, come “non si occuperà in alcun modo delle altre, tanto numerose quanto inquietano questioni, domande problematiche, azioni ed omissioni di cui questa indagine è costellata che, laddove non del tutto ignorate, non sono mai state approfondite come avrebbero dovuto essere”. Il riferimento è, a mero titolo di esempio, “al mancato perseguimento anche di altre piste investigative: alle mai spiegate lacune di giorni, nelle intercettazioni sia ambientali che telefoniche: al mancato esame di possibili testi oculari, alla distruzione di reperti in violazione di un ordine mantenimento”. Dubbi che il programma televisivo ‘Le Iene’ ha sollevato più volte in una controinchiesta sulla strage dell’11 dicembre 2006.

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