Il passaggio dalla televisione in bianco e nero a quella a colori è il tema del nuovo libro del giornalista e conduttore televisivo Paolo Barni.
“Quando la tv divenne a colori – La rivoluzione domestica del piccolo schermo nell’Italia degli anni Settanta”, edito da Punto&Virgola, racconta le vicissitudini che portarono, con gravi ritardi rispetto al resto del mondo, all’arrivo della tecnologia nel nostro Paese, tra l’ostracismo di vari partiti politici contrari a un’innovazione che avrebbe incentivato i consumi e la battaglia di Francia e Germania Ovest per la vendita dei loro brevetti dei sistemi di trasmissione Secam e Pal.
La ricerca, oltre a ricostruire nel dettaglio i passaggi di una vicenda durata anni, analizza i cambiamenti portati dal colore nell’esperienza di fruizione dei programmi televisivi, attraverso i ricordi dei telespettatori dell’epoca.
L’opera verrà presentata domenica 28 maggio alle ore 16 a palazzo Merula (sala Zimonti), quando l’autore si confronterà con due esperti di storia della televisione: il giornalista e conduttore radiotelevisivo Claudio Micalizio e il critico musicale Simone Zani.
Il libro è in vendita presso le librerie di via XX Settembre e piazza Sant'Ambrogio a Vigevano e presso "Le mille e una pagina" di Mortara.
SINOSSI DEL LIBRO
Quando la tv divenne a colori
La rivoluzione domestica del piccolo schermo nell’Italia degli anni Settanta
di Paolo Barni, Edizioni Punto&Virgola
Tutti, anche chi all’epoca non era ancora nato, hanno una percezione del passaggio dalla tv in bianco e nero a quella a colori. Una linea di demarcazione tra un passato lontano e uno più recente, contemporaneo. Il simbolo di una società e di una televisione che stavano cambiando: gli anni Settanta, a metà del decennio, cominciavano a trasformarsi dal grigio piombo verso tinte vivaci, ma ancora senza gli eccessi degli anni Ottanta. La “colorazione” del piccolo schermo avvenne in quella fase, piano piano, tanto che risulta impossibile decretare una data precisa. Dal debutto, con i Giochi Olimpici di Berlino 1972, all’inizio della programmazione regolare a colori della Rai, il 1° febbraio 1977, trascorsero cinque anni di dibattiti, con la politica a decidere sulle teste dei telespettatori e delle industrie elettroniche: un lusso che il Paese non si poteva permettere, a detta dei potenti che nel frattempo trattavano con francesi e tedeschi per cercare di ricavare il massimo profitto possibile dalla scelta del sistema di trasmissione tra Secam e Pal.
Nel frattempo arrivarono dapprima le tv estere (Svizzera, Montecarlo, Capodistria) e poi le emittenti locali a rompere il monopolio costringendo il governo ad arrendersi a questa invasione a colori e autorizzando, finalmente, la Rai ad adeguarsi.
Il tv color entrò nelle case: era un oggetto costoso, destinato a fare la differenza tra chi aveva i soldi per acquistarlo e chi, invece, avrebbe dovuto aspettare tempi migliori. Il nuovo elettrodomestico cambiò le abitudini, a volte liberalizzando l’utilizzo del “salotto buono” per gli usi quotidiani, altre volte dividendo la famiglia tra chi guardava un film sull’apparecchio a colori e chi, per vedere la partita di calcio, doveva accontentarsi del vecchio televisore in bianco e nero rimasto in tinello.
Le ore di trasmissione giornaliere aumentarono sempre più, gli spot sostituirono i “Caroselli”, le emittenti si moltiplicarono tanto da creare le premesse per l’arrivo del telecomando. La Rai della riforma si apriva al pluralismo e, da lì a poco, inaugurò il terzo canale.
Il tema dell’introduzione della tv a colori è spesso citato nei testi che si occupano di storia della televisione o di storia sociale, essendo una questione che andò a intersecarsi con innumerevoli vicende avvenute in quegli anni così decisivi, movimentati e tormentati. Mancava, però, un’opera che si occupasse solo di questo avvenimento, facendo il percorso inverso e, partendo dal passaggio dal bianco e nero al colore, andasse a intercettare quegli elementi, in particolare nella storia della televisione, a esso connessi o contemporanei.
“Quando la tv divenne a colori” abbina una ricerca storica (effettuata anche riprendendo le cronache dell’epoca) al racconto dei telespettatori, grazie alle storie di vita di 35 lomellini che nel 2007, in occasione del trentennale dall’inizio delle trasmissioni regolari a colori della Rai, fornirono le proprie testimonianze su come la nuova tencologia entrò nelle loro case.
L’autore. Paolo Barni (Vigevano, 1983) è conduttore televisivo e giornalista professionista. Dopo la laurea triennale in Linguaggi dei Media e la laurea magistrale in Teoria e Tecniche della Comunicazione Mediale, conseguite presso la sede di Milano dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, si è occupato di informazione locale, prima nel novarese con Altaitalia Tv e in seguito in Lomellina con telePavia – Milano Pavia Tv.