Parla Mario Roggero, il gioielliere di Grinzane, in Piemonte, condannato lunedì per aver sparato e ucciso due rapinatori che avevano assalito il suo negozio nel 2021. Una condanna che ha fatto discutere dividendo il mondo politico.
Ieri Roggero ha parlato un quarto d’ora al telefono con Matteo Salvini e il ministro ha promesso che non gli farà mancare il suo sostegno. dopo essere comparso in tutti i telegiornali ora si prepara a fare il giro delle trasmissioni della sera, che dopo la sentenza di lunedì (17 anni di reclusione, la procura ne aveva chiesti 14) fanno a gara per averlo nei loro studi. Questa sera, mercoledì, sarà da Mario Giordano a "Fuori dal coro", su Rete4. Domani, sempre sull’emittente Mediaset, ma a "Diritto e rovescio" di Paolo Del Debbio. Nei prossimi giorni a "Porta a porta".
Roggero, cerca notorietà?
"Per nulla. Ma ho bisogno di portare in Tv la mia raccolta fondi. Mi danno pochi giorni di tempo per versare mezzo milione di euro ai familiari dei rapinatori. Mi ci obbliga il tribunale con questa sentenza pazzesca. In questi due anni e mezzo ne ho già spesi 600mila. La metà versata agli stessi parenti, su consiglio dei miei precedenti avvocati. E 30mila pure ai loro legali, che ora ne avranno altri venti e fischia. Così sto pagando due volte".
Ma le richieste economiche sono ben più alte.
"Più di 2,8 milioni. Tra i familiari che vogliono i danni c’è anche la madre 85enne e lo zio che vive chissà dove. Al figlio di Giovanni Veronesi, gioielliere milanese ucciso a colpi di cacciavite durante una rapina nel 2013, il tribunale ne ha riconosciuti 50mila, di euro. Tanto vale la vita se sei una persona onesta che lavora, questa è la proporzione".
Lei quei soldi non li ha.
"Per pagare i primi conti ho venduto due alloggi che mi aveva lasciato mia madre morendo. Ora devo sperare nel sostegno della gente. Nel 2021 avevo aperto il conto etico di cui ora devo portare l’Iban in Tv. Ci sono due revisori dei conti (sono due noti commercialisti albesi, ndr) che controllano che quanto raccolto venga destinato alla sola causa della battaglia legale e dei risarcimenti. E’ tutto limpidissimo, se vuole le mando lo statuto".
Qualcuno la sta già aiutando?
"Avevamo aperto quel conto nel 2021 perché già allora alcuni colleghi gioiellieri raccolsero 20mila euro per aiutarmi, fu un bellissimo gesto. Come quello di chi da lunedì non smette di telefonare a me e in negozio. Gente da tutta Italia e anche dall’estero, che mi dice che è con me, di non mollare, che mi ha mandato e vuole mandare soldi per dare una mano e me alla mia famiglia. Sono manifestazioni di affetto che riempiono il cuore e mi confortano nel pensare che forse non ho proprio torto".
Che decisione si aspettava, dai giudici?
"Di essere assolto. Speravo che almeno quattro, tra i giudici popolari, potessero comprendere quanto accaduto".
Lei è davvero convinto di essersi semplicemente difeso?
"Certamente. I periti della Procura hanno stabilito che in un secondo e mezzo ho sparato tre colpi. Nel mio labiale si vede che chiedo dov’è mia moglie, davvero non l’avevo vista un attimo prima e credevo l’avessero presa con loro, temevo per lei. Io ho sparato un primo colpo per fermare l’auto, ho colpito lo specchietto e il proiettile è caduto in mezzo alla portiera. Faccio il giro della vettura e vedo che mia moglie non c’è. Ma Spinelli è armato, sparo e lo colpisco sopra l’anca, era reclinato e il proiettile ha fatto un percorso orizzontale. Io l’ho visto con la pistola in mano, la pistola che cadrà poi dietro al sedile. E per me quell’arma era vera, me l’aveva puntata contro la testa poco prima, facendo anche il conto alla rovescia. Certo che volevo difendermi. Tutto è durato pochi secondi".
La giuria non le ha creduto
"In tribunale non si è ricostruito correttamente quello che è successo. Abbiamo perso una giornata per simulare quanto avvenuto nel retrobottega, dove mia moglie è stata colpita con un pugno, peraltro. Quella simulazione non è stata ammessa agli atti. L’avvocato Bolognesi ha fatto un’arringa durata 4 ore e mezzo, passando in rassegna una ricostruzione di 116 pagine. Ebbene, un caso così complesso non si decide in due ore e mezza di camera di consiglio, con un giudice popolare che non si è nemmeno presentato, sostituito con un supplente quella stessa mattina".
Le hanno rinfacciato un vecchio patteggiamento.
"Del 2005, per aver minacciato il ragazzo di mia figlia. Si erano lasciati, lui le aveva messo le mani addosso. Andai con lei sotto casa di lui per cercare di capire cosa fosse successo. Ne ricevetti un pugno. L’avvocato mi convinse a patteggiare. Ma io non ho mai litigato con nessuno in vita mia".
Lei contesta anche la detenzione abusiva dell’arma.
"Esatto. Anni fa non ho più rinnovato il porto d’armi, non mi è stato tolto col patteggiamento. E la piazzola fuori dal negozio è una pertinenza della gioielleria. Anche qui si è detta una cosa sbagliata".
La politica si è buttata sul suo caso.
"A me interessa solamente avere giustizia".
E non ha paura del carcere?
"Io non ho paura di nulla. Sto male per mia moglie e per le mie figlie, che sono distrutte e che non stanno reagendo per nulla bene a questa situazione".
A cosa pensa, dopo lunedì?
"Penso a loro. E a lavorare. Devo essere ben concentrato, abbiamo scadenze economiche da onorare, c’è il Natale".