A volte, la passione per il giornalismo e la scrittura trova esaltazione non sui grandi giornali, né su quelli piccoli, ma nella libertà di pensiero e di scrittura, nel trasporto, nel senso di dover ridare qualcosa a qualcuno, senza chiedere nulla in cambio.
Deborah Dirani è una giornalista e ha scritto per i suoi 25 mila follower alcune parole di un'intensità e una bellezza senza pari per una persona dimenticata da tutti, ma non da lei, e non da noi che la leggiamo e ve la proponiamo.
Questa è "La cucina di Marinella" e cioè il ricordo con cui Deborah rende onore alla donna ritrovata morta sulla poltrona di casa, ancora seduta a tavolta, dopo due anni nel Comasco, con semplicità toccante. E così una donna sconosciuta da tutti e morta nel silenzio, solo ora trova conforto, vicinanza e amore: grazie a Deborah.
Ciao, Marinella.
LA CUCINA DI MARINELLA
Marinella se ne stava seduta a tavola tutta composta quando la morte è venuta a trovarla. Almeno due anni fa. L’ha trovata lì, coi suoi capelli chiari a pensare a quello che le serviva dal supermercato: due mele, l’insalata, una fettina, un panino, il detersivo per la lavatrice. E poi forse anche qualcos’altro che lì per lì le sfuggiva, ecco magari un dolcetto, una scatola di biscotti che non si sa mai se mi viene a trovare qualcuno, magari un vicino. Ah e il caffè, che quello lo beve anche chi è a dieta ed è sempre bene averne una scorta in casa, metti che suonano il campanello.
Solo che il campanello di Marinella non lo ha suonato nessuno per due anni. Due anni e forse qualcosa in più perché Marinella nessuno l’ha più vista dal settembre del 2019, che faceva ancora un bel caldo e invece quando l’hanno rivista, seduta a tavola, mummificata dal tempo e dalla distrazione di cui tutti, me compresa, siamo vittime, era parecchio freddo.
Se ne è stata per due anni seduta a tavola, ferma e immobile così come la morte l’ha trovata. E nessuno per due anni si è chiesto che fine avesse fatto la signora Marinella che non aveva parenti e forse neanche tanti amici. Che è un esercizio complesso quello dell’amicizia e alla fine non tutti ci sono portati. A volte basta un pochino troppo orgoglio, o troppa riservatezza, o semplicemente una incomprensione che non si riesce a superare e, se la vita non ti ha regalato una famiglia, finisci col ritrovarti sola. A tavola. A pensare alla spesa, mica alla morte che ti viene a trovare e se ne frega se in casa hai i biscotti e il caffè, perché lei non accetta niente altro che la vita.
E così quel giorno che è entrata a trovare Marinella, la morte, non le ha dato neanche il tempo di farla accomodare di fare due chiacchiere e trovare, che so, il compromesso di qualche mese di malattia, giusto quello che poteva servire per non finire dimenticata seduta a tavola per due anni.
“Pensavamo si fosse trasferita”, dicono oggi i vicini… categoria sociale nota per cadere sempre dal pero anche quando nell’appartamento accanto succede una strage, il cui autore viene immancabilmente dipinto come uno che “salutava sempre”.
E insomma tra presunti traslochi, lockdown e distrazione Marinella è rimasta seduta a tavola, da sola. Per due anni. Mentre il mondo, anche quello di Prestino, un quartiere di Como, che non è Hell’s Kitchen a New York, andava avanti. Fino a quando il vento non ha spazzato il cielo e spezzato i rami degli alberi della casa in cui era vissuta, e allora, solo allora, qualcuno è entrato in quella cucina dove non c’erano più caffè e neanche biscotti, ma solo Marinella Beretta seduta a tavola. Composta e dimenticata.
E proprio perché tutti ce la siamo dimenticata, Marinella si merita questo pensiero, che non ripara la nostra dimenticanza, ma restituisce l’affetto che merita ogni essere umano.
Deborah Dirani