Il corteo silenzioso con le autorità è punteggiato solo dai singhiozzi di una dei parenti delle vittime. "Ci hanno rovinati", bisbiglia tra le lacrime prima che gli uomini della Croce Rossa la facciano sedere sul ciglio della stradina che taglia il bosco del Mottarone.
La stele di pietra grigia, che ricorda la tragedia di una anno fa, è collocata ai piedi del tratto di ripido pendio dove un anno fa la cabina numero 3 della funivia ha finito la sua drammatica corsa. Appena più in alto sono ancora visibili gli alberi tagliati a novembre per consentire la rimozione del relitto.
La lapide è coperta da un telo blu, e davanti è stato deposto un grande mazzo di rose bianche, l'omaggio della Regione Piemonte.
LA COMMOZIONE DEL SINDACO
Il sindaco di Stresa, Marcella Severino, lo dice prima di scoprire il cippo che ricorda le vittime della tragedia della funivia del Mottarone. "Quel giorno abbiamo parlato molto con gli occhi. Il silenzio ci circondava e poi li abbiamo accompagnati con la preghiera", ricorda.
"Stresa è una città che ha pianto e che piange ancora. E ci ha fatto male la coltellata subito qualche giorno dopo, quando abbiamo scoperto che forse questa tragedia si poteva evitare - aggiunge - mi piace pensare che qui intorno a noi ci siano 14 ombre che sorridono. Li ricorderemo sempre. La città chiede con forza giustizia".
AL MOTTARONE ANCHE LA ZIA DEL PICCOLO EITAN
Tra i parenti delle vittime arrivati questa mattina al Mottarone per l'omaggio a un anno dalla tragedia della funivia c'è anche Aya Biran-Nirko, zia di Eitan. Al termine della breve cerimonia di inaugurazione della stele in memoria dei morti della tragedia della funivia i parenti di Eitan si sono raccolti in silenzio davanti al cippo mentre il corteo si dirigeva verso la chiesa della Madonna della neve.
Intanto a un anno dal disastro la famiglia materna di Eitan, unico sopravvissuto al disastro della funivia, non si arrende. Come riportano i media nazionali i famigliari affermano in una nota stampa. “Continueremo a lottare per lui perché cresca in Israele, la sua casa naturale, casa della sua famiglia, luogo di sepoltura dei suoi genitori e del fratellino".
Come è noto il bambino, dopo una lunga battaglia legale, si trova ora in Italia con la zia paterna e sul nonno materno Shmuel Peleg e su un presunto complice pende un mandato d'arresto internazionale emesso dalla magistratura di Pavia per il rapimento di Eitan, portato in Israele agli inizi di settembre lo scorso anno.
"Non abbiamo mai rinunciato e non rinunceremo mai - prosegue la nota della famiglia materna- al diritto di far parte della sua vita e alla possibilità che lui torni in Israele. Le discussioni legali in Italia sono ancora in corso e speriamo che la corte di Milano e le persone che si occupano degli affari di Eitan abbiano a cuore il suo bene e correggano la terribile ingiustizia causata a lui e a noi".
(seguono aggiornamenti)