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Territorio | 20 dicembre 2022, 16:30

Cassolnovo, Luigi Dellatorre ha donato il trittico: Back from New York N.46

Cassolnovo, Luigi Dellatorre ha donato il trittico: Back from New York N.46

Quest'oggi (martedì) nell’ambito della performance in progress Ti dono un’opera - l’artista Luigi Dellatorre ha consegnato, al Sindaco di Cassolnovo, l’opera Back from New York N.46, che ha donato al Comune di Cassolnovo, località in cui è nato.

L’opera è un trittico di dimensioni H. 60 x L. 135 cm, composta da 3 parti realizzate su cartoni vegetali di H. 60 x L. 45 cm ciascuno.

Luigi Dellatorre l’ha prodotta nel 1993, al ritorno da una permanenza a New York.

In essa ha sintetizzato le emozioni e le percezioni che ha vissuto in quella Città.

Il trittico appartiene al ciclo Back from New York, che è costituito da 115 opere uniche, corredate da testi critici e da un piccolo catalogo.

Due di queste opere sono presenti nella The Frank V. de Bellis Collection - J. Paul Leonard Library, San Francisco State University, California.

BACK FROM NEW YORK

"Ritengo importante evidenziare che, prima di questa mia permanenza del settembre 1993, a New York ero già stato nel 1986. Questa circostanza é importante in quanto mi ha permesso di accostarmi alla “Grande Mela”, parzialmente scevro dal suo mitico fascino ammaliatore.

Forte di ciò, ho cercato di viverla con la mente, con il cuore e con lo stupore che a tratti mi faceva volgere il naso all’insù, verso l’esaltante “follia” architettonica dei grattaceli di ieri e di oggi. Ma molto più spesso con gli occhi alla loro naturale altezza osservando, e spero cogliendo, alcuni frammenti della sua vitalistica, multiforme e complessa realtà dalle sorprendenti e continue sollecitazioni.

Da parte mia ho vissuto al suo interno quanto più ho potuto: entrando ovunque mi fosse permesso, mescolandomi alla gente, percorrendo le strade, utilizzando i mezzi di trasporto, perdendomi negli immensi negozi, visitando i luoghi di culto, restando affascinato dai grandiosi musei, stupefatto dai giganteschi “obelischi tecnologici” proiettati al cielo e dai disperanti quartieri ghetto.

Ho udito il fragore del traffico, respirato le ristagnanti puzze, mi sono avviluppato nella fluida, incontenibile e soffocante marea di umanità che, nelle ore di punta, si riversa nei sotterranei gangli della metropolitana, con il trepido desiderio di mettersi rapidamente alle spalle questo estenuante rito quotidiano.

Quasi tramortito e sopraffatto da tutto ciò, ho tentato di mantenermi il più possibile vigile e sereno, senza la pretesa di capire compiutamente o di aver ben compreso questa metropoli. Infatti ritengo che proprio l’enorme abbondanza di stimoli e la ridondante presenza di segni ed informazioni, che ne costituiscono il fascino vorticoso, possano essere fra i maggiori ostacoli alla sua lineare comprensione.

Partendo dall’evidenza che di New York si é e si continua diffusamente a riferire con ogni mezzo espressivo, prima di accingermi a realizzare queste opere mi sono chiesto: che cosa posso aver recepito di nuovo, che valga la pena di essere ancora comunicato, e che non sia già stato più volte descritto o indagato da altri prima di me? Ecco dunque in sintesi il dubbio e la sfida che ho dovuto affrontare nel tentativo, mi auguro non vano, di raccontare qualcosa di New York.

Quantunque non facile ho provato ad esprimere - nei centoquindici collages Back from New York, di 60 x 45 cm che ho realizzato - il complesso vortice di segnali che ininterrottamente questa antropofaga e stupefacente metropoli emana, nella speranza che della composita esperienza da me vissuta, una parte, seppur piccola, vi possa raggiungere".

Dicembre 1993, Luigi Dellatorre

Testo in catalogo Back from New York, 1995

 

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