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Economia | 28 gennaio 2023, 07:00

Bresciane e bergamasche: cosa sapere sulle carte da gioco lombarde

Il gioco di carte è uno dei passatempi più diffusi in tutta la penisola italiana e le tradizioni legate al gioco sono innumerevoli e sparse in ogni regione, da nord a sud.

Bresciane e bergamasche: cosa sapere sulle carte da gioco lombarde

Il gioco di carte è uno dei passatempi più diffusi in tutta la penisola italiana e le tradizioni legate al gioco sono innumerevoli e sparse in ogni regione, da nord a sud. Si tratta di un’attività storicamente diffusa soprattutto tra la popolazione più anziana ma l’avvento di Internet ha contribuito ad allargare di molto la platea dei giocatori. Il web offre la possibilità di consultare le regole e le strategie dei principali giochi di carte, oltre che articoli di blog sul mondo del poker per comprendere i meccanismi di un gioco diffuso in tutto il mondo. Risulta complicato fare un discorso unico relativo alle carte da gioco, anche se in linea generale tutte hanno la forma rettangolare e contano 4 differenti semi. Spesso a variare sono le dimensioni della carta (mai la forma) e la rappresentazione dei semi (pur rimanendo gli stessi, variano le diverse raffigurazioni): i classici denari, coppe, bastoni e spade.  

Oltre a cambiare i giochi da regione a regione, a variare possono essere anche i mazzi: esistono infatti numerose varianti regionali, spesso diffusi soltanto in una specifica area geografica. Eccezion fatta per le carte piacentine e napoletane, che si trovano invece quasi ovunque lungo la penisola, le altre hanno precise specificità e sono quasi prive di mercato al di fuori delle regioni d’origine. Tuttavia, l’impatto del covid ed il conseguente lockdown hanno generato un boom di vendite di questo passatempo (in particolare nel 2020), così come per i tradizionali giochi da tavolo.

La Lombardia è una regione che offre un numero elevato di varianti: oltre alle milanesi, sono inoltre presenti le bresciane e le bergamasche. Le prime condividono i semi francesi, che sono i tradizionali cuori, quadri, fiori e picche, ma il mazzo è arricchito da decorazioni che rimandano alla territorialità cittadina. Per le milanesi si è pensato ad una particolarità impressa nel fante di fiori: si tratta del biscione visconteo, celebre simbolo della casata dei Visconti che ha regnato su Milano.

Il mazzo bergamasco conta 40 carte come da tradizione e le dimensioni sono di 50x94 millimetri: i semi qui raffigurati sono ori, bastoni, coppe e spade. La loro raffigurazione è molto somigliante al mazzo originario, quello napoletano, con differenze che sono minime. Ad esempio, la scritta “vincerai” che è possibile leggere all’interno dell’asso di bastoni. Un’altra particolarità si ritrova sul quattro di spade, denominato anche Margì in virtù della donna che vi è rappresentata al centro.

Il mazzo bresciano è invece l’unico mazzo regionale che non presenta 40 carte ma 52. È disponibile quest’unica versione perché quel numero di carte è utile per giocare a cicera bigia, un gioco tipicamente diffuso a Brescia e nella sua provincia. Per tale ragione le carte in eccedenza rispetto alle 40 canoniche sono chiamate scartini: in particolare il riferimento va a quelle dall’8 al 10, che vengono scartate per i giochi tradizionali quali la briscola. Le raffigurazioni delle carte sono a figura intera, con proporzioni del corpo fatte in maniera approssimativa. Pur conservando la forma rettangolare, sono particolarmente strette e sono le più piccole tra quelle presenti in Italia (43x88 mm). Molte carte hanno poi diversi soprannomi derivanti dal dialetto bresciano: ne è un esempio il fante di coppe, altrimenti chiamato “Fant cagnì” o il due di spade, rinominato “Felepa sensa pei”.

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