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Cronaca | 28 aprile 2023, 15:14

Processo alla "setta delle bestie": davanti alla giuria popolare sfilano le donne vittime dell’organizzazione segreta

Psicologhe, medici e commercialisti tra le 26 persone, alcune delle quali della provincia di Varese, accusate di violenze aggravate e di gruppo commesse anche ai danni di minori di dieci anni. Oggi a Novara altre testimonianze e le dichiarazioni spontanee di alcuni imputati

Dioniso il nome dell'indagine con la quale la Dda di Torino ha accertato le presunte violenze

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Prosegue a ritmi serrati in Corte d’Assise a Novara il processo a quella che è stata battezzata la "setta delle bestie" o "setta del sesso", organizzazione segreta i cui referenti, tutti residenti tra le province di Milano, Pavia, Varese e Bergamo sono ora chiamati a vario titolo a rispondere di reati che vanno dalle violenze sessuali aggravate e di gruppo commesse anche ai danni di minori di 10 anni alla riduzione in schiavitù e all’associazione a delinquere.

Ben ventisei le persone ora alla sbarra nel processo a porte chiuse in corso davanti alla corte presieduta da Gianfranco Pezone, chiamate a rispondere dei comportamenti oggetto delle indagini che erano state condotte dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Torino sulla base delle dichiarazioni rese da Giulia, la 36enne oggi residente nel Braidese, che quattro anni fa, dopo averlo fatto con la propria psicologa, si era decisa a denunciare quanto subito sin dai nove anni di età in quel cascinale nelle campagne di Cerano, nel Novarese, teatro di buona parte dei delitti ora contestati ai membri dell’organizzazione.

Oggi a Novara è prevista un’altra lunga udienza del procedimento, con le deposizioni di altre tre vittime della setta, mentre i difensori di alcuni imputati hanno annunciato l’intenzione dei loro assistiti di rendere dichiarazioni spontanee. Le prossime udienze si terranno poi tra il 3 e il 5 maggio, in un fitto calendario definito sino a fine luglio.  

L’ultima udienza, a inizio aprile, aveva invece visto la giuria popolare ascoltare dalla sua viva voce le brutture subite da Caterina, ragazza originaria di Abbiategrasso, nel Milanese, e che oggi vive in Svizzera, che nella setta era stata introdotta dalla sorella di 16 anni più grande, ora tra gli imputati. Un’altra vittima, entrata nella setta a 18 anni per rimanervi altri 19, ha raccontato in lacrime di avere coinvolto nella setta il fratellino, quando questi aveva meno di 12 anni.

Uno schema ricorrente, quello della ricerca di nuovi adepti attraverso canali familiari, in un quadro di sottomissione e violenze psicologiche che, sempre secondo il quadro tracciato dall’accusa, spesso avrebbe visto nella parte degli aguzzini figure di professionisti – psicologhe, medici, commercialisti – pronti a anche a violare il rapporto di fiducia coi loro pazienti per asservirli ai poco commendevoli intenti di Gianni Maria Guidi, il 79enne erborista con attività nel quartiere San Siro di Milano, riconosciuto dagli affiliati con titoli quali "il dottore", "Re bis" o "il Pontefice", che secondo gli inquirenti avrebbe messo in piedi l’organizzazione insieme a Sonia Martinovic, sua principale collaboratrice fino al 2013.

Nei mesi scorsi i due, riconosciuti come il vertice di un’accolita che aveva tra le proprie basi una scuola di danza di Milano – la "Magica", secondo il linguaggio da iniziati della setta – erano stati dichiarati momentaneamente incapaci di affrontare il dibattimento. L’uomo è deceduto lo scorso 16 marzo in conseguenze delle cattive condizioni di salute nelle quali versava da tempo. Martinovic figura invece tra gli imputati del filone torinese del processo, il cui prossimo appuntamento è in programma con l’udienza fissata per il prossimo 12 maggio.

Le vittime costituite come parte civile sono otto. La testimoni chiave Giulia e Caterina sono patrocinate dall’avvocato Silvia Calzolaro del foro di Asti. Altre due ragazze sono rappresentate dai legali Marco Calosso ed Elisa Anselmo, anche loro del foro di Asti, mentre una quinta si è affidata al legale monzese Silvio De Stefano.

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