Oggi sono state portate a termine le operazioni di soppressione mediante metodi eutanasici dei pochi suini ancora presenti nel focolaio di Peste Suina Africana diagnosticato ai primi di settembre presso il rifugio per animali dell’associazione Progetto Cuori Liberi di Zinasco. La Peste Suina Africana ha colpito quaranta suini presenti presso l'associazione, di cui gran parte già deceduti nei giorni scorsi.
La Peste Suina Africana è una malattia infettiva di natura virale molto temibile per la quale non sono disponibili al momento terapie specifiche o vaccini. È caratterizzata da una alta morbilità, ovvero possibilità che un animale ammalato contagi altri animali ma soprattutto da una elevatissima mortalità, ovvero tutti i suini che si infettano muoiono, in tempo variabile in funzione di diversi fattori, ma mediamente nell’arco di pochi giorni. Quando la malattia entra in un allevamento suino, quindi, tutti gli animali sono destinati a morire.
Il virus colpisce suini e cinghiali ed è molto resistente nell'ambiente. L'uomo può diventare un veicolo di trasmissione e diffondere l'infezione nel territorio se non vengono rispettare rigorose norme di biosicurezza (come il cambio di abbigliamento e calzature in entrata-uscita da allevamenti e zone a rischio). Le attività di eradicazione della Peste Suina Africana sono essenziali per contrastare la circolazione virale e salvaguardare tutti i suini, sia allevati per fini alimentari sia detenuti a scopo di affezione.
La malattia fortunatamente non colpisce l'uomo e si manifesta come una forma di setticemia emorragica, che porta rapidamente a morte i suini con febbre elevata (fino a 42°), ingrossamento della milza (fino a tre le volte le dimensioni fisiologiche), danni renali e compromissione delle capacità respiratorie (scolo nasale schiumoso ed emorragico). La morte può essere improvvisa oppure essere preceduta da una fase preagonica molto dolorosa (il decesso è determinato dalle gravi emorragie interne a carico di organi vitali come milza, reni e polmoni). Per la sofferenza e grande malessere degli animali ammalati non vi sono cure palliative o di supporto. Il contagio non colpisce solo i suini degli allevamenti intensivi ed i cinghiali ma, come in questo caso, può interessare anche suini allevati allo stato semibrado e non destinati alla alimentazione umana.
Per estinguere il focolaio, ed evitarne altri, prevenendo l'insorgenza di altri casi di malattia, devono essere attuati accurati interventi di disinfezione dei ricoveri animali e distruzione dei materiali non sanificabili.