(Liv/Adnkronos) Davide Fontana, il bancario di 44 anni condannato a 30 anni per l'omicidio della ventiseienne di Sesto Calende Carol Maltesi, avvenuto l'11 gennaio 2022 a Rescaldina, nel Milanese, ha ottenuto l'ammissione all'istituto della giustizia riparativa. A confermarlo all'Adnkronos il legale difensore di Fontana, Stefano Paloschi. «Questo - spiega l'avvocato all'agenzia di stampa - è il primo caso in Italia, almeno per il reato di omicidio, dell'istituto entrato in vigore il 30 giugno scorso, a seguito della riforma Cartabia».
Ma cosa succede in concreto con l'avvio del programma? «Per prima cosa si tenta un confronto con la vittima o con la famiglia della vittima - risponde il legale con le sue dichiarazioni riportate da Adnkronos - Nel caso questi non intendano partecipare, si rivolge la proposta a una vittima surrogata, cioè che abbia subìto un reato analogo». E dunque «al percorso psicologico al quale il reo viene sottoposto, si aggiungono attività concrete a favore delle vittime o di enti e associazioni che sostengono le vittime. E non è una cosa breve, ma un percorso che dura diversi anni. Nei Paesi anglosassoni, dove la giustizia riparativa è un istituto tipico, la sperimentazione è avvenuta con successo. Ne è un esempio il Sud Africa, dove la giustizia riparativa è stata introdotta per sanare la frattura sociale generata dall'Apartheid».
In Italia, però, non si hanno dei precedenti, trattandosi del primo caso nell'ambito di un reato di omicidio: «E' per questo che dico che chi si batte contro la violenza di genere dovrebbe guardare con interesse a questo istituto - ribadisce all'Adnkronos -. Anche perché abbiamo visto con gli ultimi casi di cronaca che limitarsi ad innalzare le pene, o minacciare l'ergastolo, non serve a niente. E' creando coscienza sociale che si possono ottenere risultati».
Certamente, ammette, «potrebbe non funzionare, ma partire dal presupposto di indignarsi e polemizzare perché si concede a un condannato di mettersi a disposizione per cercare di non commettere più errori a me sembra francamente sbagliato».
Dura però la reazione dei familiari di Carol Maltesi. «Ho avvisato il mio assistito, che vive ad Amsterdam, della decisione della Corte - spiega come riportato da Repubblica.it l'avvocato Manuela Scalia, legale che assiste il padre di Carol, Fabio Maltesi - Si è detto sconvolto e schifato da una giustizia che ammette un assassino reo confesso, che ha ucciso, fatto a pezzi ed eviscerato una ragazza, di accedere ad un percorso simile».