Anche a Garlasco il prossimo 24 gennaio nell’ambito dell’approssimarsi del Giorno della Memoria il Comitato Pietre Inciampo, composto da Aned e da Anpi provinciale con il patrocinio dell’Istituto storico della Resistenza Pavia, della Provincia, e delle singole amministrazioni comunali coinvolte, ripropone la posa delle pietre d’inciampo in diversi luoghi della nostra Provincia. “Il progetto – spiega Santino Marchiselli già vicesindaco di Garlasco e punto di riferimento dell’Anpi provinciale - è ideato e realizzato dall’artista Gunter Demnig che da 25 anni attraverso tutta l’ Europa ricostruisce l’atroce percorso della deportazione, posando nel manto stradale nei pressi nell’ultimo domicilio conosciuto della persona deportata, una pietra d’inciampo ( dimensioni di un sanpietrino ricoperta una sottile lamina di ottone che indica le date di nascita e morte della persona, la data dell’arresto, il luogo della deportazione in lager ). Inscritta nel tessuto vivo della città, la pietra d’inciampo non è un monumento funebre o una stele in gelido marmo. Essa rappresenta un ideale ritorno a casa e una ideale restituzione del nome alla persona che venne strappata al luogo dove viveva, venne ridotta a numero e venne uccisa nei lager. La denominazione pietra d’inciampo sta ad indicare la necessità di “inciampare per ricordare”. Il Comitato, ha raccolto, sulla base di un Regolamento mutato dalle esperienze già in essere a Torino, Venezia, Roma, le istanze per le pose pietra che, spesso , sono state avanzate direttamente dai familiari. In assenza di parenti in via, le due pose previste a Garlasco per Pietro Gallione e Francesco Mazza, entrambi assassinati in lager, il Comitato si è interfacciato per la locale sezione ANPI e le pietre saranno deposte in piazza della Repubblica nei pressi del monumento ai caduti. Pietro Gallione nato a Garlasco il 23 agosto 1918, morto a Dora-Mittelbau il 5 aprile 1945. Di professione muratore, è arruolato nell'artiglieria, combatte in Grecia e ritorna in Italia con una licenza premio alla fine del mese d'agosto 1943. L'8 settembre 1943 si trova a Mestre e viene catturato dai tedeschi durante un rastrellamento e poi deportato in Germania. Francesco, Mazza nato a Garlasco il 27 giugno 1901, morto a Dachau il 19 febbraio 1945. Di professione contadino, agisce isolatamente, aiuta i militari alleati fuggiti dai campi italiani di prigionia, li nasconde, li nutre, li rifornisce di abiti e li fa espatriare in Svizzera. In seguito alla delazione di una spia, i fascisti vengono a conoscenza della sua attività e lo arrestano a Garlasco il 9 settembre 1944 deportandolo a Dachau. In Lomellina sono stati contattati anche i parenti di Clotilde Giannini via Giannini a Gravellona Lomellina e di Giovanni Maccaferri via Roma a Cilavegna che sono stati tra i promotori per la posa delle pietre d’inciampo che in questi due paesi della ricorderanno i due operai antifascisti, entrambi deportati e assassinati per avere partecipato allo sciopero del 1944 presso il calzaturificio dove lavoravano.
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