Il Tribunale per i minorenni di Milano, presieduto da Maria Carla Gatto, infatti, come anticipato da la Repubblica online, ha scelto una della coppie che si erano fatte avanti per adottare il piccolo, che da oggi è entrato nella nuova famiglia in collocamento provvisorio proprio in vista dell’adozione. Già si era saputo nei giorni scorsi che era iniziata la procedura di adottabilità del bimbo. “Ciao mi chiamo Enea, sono nato in ospedale perché la mia mamma voleva essere sicura che era tutto ok e stare insieme il più possibile”, aveva scritto la donna nella lettera lasciata nella culla della Mangiagalli. E aveva aggiunto, assieme a tante parole di affetto per il piccolo, che era nato “super sano, tutti gli esami fatti in ospedale sono ok”.
Guance rosee, capelli scuri, 2 chili e 600 grammi e una settimana di vita, il piccolo Enea abbandonato dalla mamma nella Culla per la vita della clinica Mangiagalli era già diventato il pupillo dell’intero ospedale.
Da quando la Culla per la vita è stata attivata al Policlinico, nel 2007, è la terza volta che viene usata: Mosca ricorda con affetto, uno a uno, i nomi dei piccoli che vi sono stati lasciati perché ognuno, a suo modo, è una sconfitta. Se da una parte la Culla per la vita è infatti l’argine a soluzioni terribili o estreme, dall’altra la legge permette il parto in ospedale in anonimato, con la possibilità di dare alla luce un bambino e non riconoscerlo.